2003 

Spazio profondo, attorno a noi solo il silenzioso e desolante buio dell'infinito. 

...

Spazio vuoto, i polmoni urlano la loro fame d'aria, la voce urla il suo inevitabile silenzio.

Poi, in lontananza, una luce rossa e gialla. Velocemente si avvicina a noi, una galassia. Ci fa suoi, ci ingloba e ci trasporta attraverso le profondità extrasensoriali dello spaziotempo del nostro io, dove materia e non materia si fondono a costruire immagini mnemoniche, pensieri, sensazioni.

Paul Chain dopo "Sign From Space" ci riprova con "Cosmic Wind". Riprova a separare  il nostro corpo dalla nostra percezione fisica; la nostra ragione, dal nostro presente. In un lavoro di quarantotto minuti suddivisi in  due tracce, l'ex Death SS manipola sonorità spacerock, doom, e  una buona dose di elettropsichedelica improvvisazione, al fine di lanciarci in un viaggio tra pianeti pulsanti, comete gassose, nubi elettriche, e cadute libere verso pallidi oblii. 

Stonermetal che diventa ambient, pensieri che diventano immagini,  suoni che diventano colori.

 

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