Paul Chain è un artista di culto: la sua aura oscura lo rende una sorta di figura maledetta della scena musicale italiana accostabile, per certi versi, al compianto Antonio Bartoccetti. È noto soprattutto per aver fondato, assieme a Steve Sylvester, i mitici Death SS. Tuttavia sarebbe riduttivo circoscriverlo all’interno della scena heavy metal italiana. La sua carriera solista è infatti piena di capolavori musicali di difficile definizione, tutti nel solco di un’arte senza tempo. Uno dei punti di svolta del suo percorso artistico è da considerare il mitico doppio album Violet Art Of Improvisation uscito nel 1989 per la Minotauro. All’epoca questo disco spiazzò più di un critico: il materiale era infatti composto da musica psichedelica e improvvisata. In realtà Paolo Catena aveva una passione per la musica cosmica di Klaus Schulze e per gruppi krautrock come i leggendari Amon Düül II ma anche per il prog italiano oscuro degli anni ’70 (ha prodotto gli A Piedi Nudi, eredi italiani del grande Balletto di Bronzo).

Il lato A è occupata dalla lunga (31 minuti) e mistica “Tetri teschi in luce viola”. Il brano è introdotto da una citazione per organo di Johann Sebastian Bach: poi una voce recita una litania in latino. Da qui in avanti prende il via uno dei pezzi più incredibili della musica italiana: la ritmica è metronomica e di scuola tedesca (Neu!) con un basso pulsante ossessivo e martellante mentre le svisate psichedeliche della chitarra elettrica e un organo fuori di testa creano un effetto catartico e surreale. La voce effettata di Chain sembra provenire da un’altra dimensione. Circa a metà troviamo i suoni sperimentali originati dai synth che creano un maelstrom sonoro delirante. Poi la ritmica metronomica riprende ossessiva fino alla fine di questo incubo in musica. Alla fine dell’ascolto si rimane storditi. La breve e tesa “Emarginante viaggio” (5 minuti) fa da preludio a un altro pezzo lungo (23 minuti) ovvero “X Ray”. La musica è liquida e improvvisata. Si tratta di una jam molto buona che tuttavia non raggiunge i livelli ossessivi e la perfezione di “Tetri teschi in luce viola”. Dopo un inizio lisergico e acido le atmosfere diventano sempre più improvvisate ricordando le improvvisazioni degli Amon Düül II di Yeti.

Il secondo disco è invece composto da pezzi di musica più convenzionale che tuttavia rimangono di alto livello. “Old Way” è una canzone cupa che evoca scenari gotici con la chitarra acustica e l’organo protagonisti e la voce di Paul Chain questa volta in evidenza. “Hypnosis” ci conduce dalle parti della cosmica tedesca e di Klaus Schulze mentre “Casual You Two Mister” è una traccia per elettronica e voci manipolate molto ipnotica e acida. In “Celtic Rain” troviamo invece atmosfere minimali e folk senza tempo. “Dedicated To Jesus” è un pop elettronico dark-wave e horror molto efficace.Infine “End By End” chiude il cerchio con un organo chiesastico che riecheggia gli Jacula di Tardo Pede In Magiam Versus.

Violet Art Of Improvisation è un disco di grande musica al di là delle possibili classificazioni (psichedelia? sperimentazione? doom? gothic-rock?).

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