In generale quando ci troviamo di fronte alla notizia dell'ennesimo attentato terroristico oppure davanti alle immagini che rappresentano la tragedia dei migranti oppure quelle di scenari di guerre a noi lontane e di cui sappiamo poco anche causa il disinteresse delle cronache e fino alla minaccia nucleare di un personaggio sicuramente particolare come Kim Jong-un, per non parlare del comportamento aggressivo di leader di gigantesche potenze mondiali come Vladimir Putin oppure Donald Trump, adoperiamo spesso l'espressione 'pazzia'.

Naturalmente siamo consapevoli che dietro ognuno di questi fenomeni si nascondano in maniera più o meno grossolana, evidenti ragioni che riguardano la ripartizione del 'potere' all'interno degli equilibri mondiali e quindi in particolare quelli che sono grossi interessi economici di singoli oppure - meglio - nella maggior parte dei casi di grosse corporazioni e società multinazionali.

Non ci appelliamo in questo caso e nel dare questa interpretrazione a nessuna teoria del complotto particolare, ma a quello che possiamo definire semplice buon senso e proprio perché siamo portati a escludere che qualcuno possa agire in una maniera così irrazionale, intendendo qualsiasi atto di violenza in questa maniera, da compiere atti così brutali.

Perché la violenza è comunque qualche cosa di irrazionale.

Per quanto sia un 'impulso' naturale, cioè parte della natura dell'essere umano, esso non ha in alcun caso a che fare con la sfera razionale e al limite può riguardare comportamenti e reazioni di tipo 'compulsivo' oppure legati alla sopravvivenza.

Eppure nel corso della storia abbiamo assistito e assistiamo ancora oggi effettivamente a fatti che apparentemente non hanno nulla di razionale e che ci appaiono tanto più inspiegabili perché coinvolgono non quello che può essere un singolo individuo (l'atto individuale di un pazzo è un fatto di per sé 'statisticamente accettabile') ma una pluralità di persone. Persino intere nazioni.

Questo documentario di History Channel del 2012 diretto da Paul Copeland ('Il Vangelo di Hitler' - titolo originale: 'The Nazi Gospels') dedica la propria attenzione a uno degli aspetti più controversi del nazismo: quello che riguarda occultismo e società segrete. Quelle che erano le fondamenta del pensiero nazista e le sue radici mistiche e fondate su false e deviate credenze e antichi riti pagani.

Una realtà che per quanto forse nelle sue massime e più deviate espressioni fu parte condivisa di una ristretta cerchia dei vertici delle SS, allo stesso tempo costituì le basi di quel pensiero che poi condiviso attivamente o passivamente da una nazione abitata da milioni di persone portò alla seconda guerra mondiale, al genocidio degli ebrei, l'olocausto.

'The Nazi Gospels' ricostruisce quello che è il percorso che dall'interesse diffusosi in tutto il mondo nel misticismo e esoterismo alla fine del diciannovesimo secolo, attraverso una interpretrazione deviata del pensiero di filosofi fondamentali come Hegel e Friedrich Nietzsche e il recupero di quelle che si possono considerare antiche tradizioni e rituali delle popolazioni germaniche, porterà alla definizioni delle basi ideologiche del nazismo.

Una ideologia al cui centro vi era ovviamente la figura del Fuhrer, Adolf Hitler, e il cui principale ideologo era Heinrich Himmler, militare e criminale di guerra e capo supremo delle SS sin dal 1929 e sulla cui figura si incentra gran parte del documentario.

Non potrebbe essere altrimenti del resto, se consideriamo che fu proprio lui più di chiunque altro a contribuire alla formazione e alla diffusione della dottrina e del pensiero nazista e di cui ovviamente le SS, in quanto organizzazione paramilitare d'élite del partito, costituivano il cuore.

Heinrich Himmler costruì l'ideologia nazista ispirandosi a quei principi già richiamati in precedenza e fondando sostanzialmente il 'credo' su una opposizione a tutti quelli che potevano essere stati i centri di potere in quel determinato periodo storico: quello economico e scientifico, che si riteneva espressione degli odiati ebrei; quello politico, quindi il pensiero liberale, la socialdemocrazia e gli oppositori comunisti; quello spirituale della chiesa cattolica.

Stabilì quindi il centro operativo delle SS nel castello di Wewelsburg nella Renania Settentrionale-Vestfalia e letteralmente ossessionato dalle sue teorie, che volevano l'uomo germanico unico discendente degli 'Ariani', una antica razza guerriera e creatrice di civiltà e cultura e che storicamente era destinata a dominare su tutte le razze inferiori, cominciò un vero e proprio lavoro di ricerca pseudo-scientifica e archeologica per ricercare prove a sostegno delle sue teorie.

Tra queste, richiamate all'interno del documentario, la infruttuosa ricerca del Santo Graal in Provenza e Linguadoca da parte di Otto Rahn, poi tragicamente ritrovato morto congelato sul fianco di una montagna nel Tirolo e dopo essere stato accusato di essere omosessuale e degradato; le misteriose e mai del tutto chiarite per come esse si svolsero, missioni archeologiche in Tibet, dove si riteneva gli appartenenti a questa antica stirpe superiore si fossero rifugiati per un periodo nel corso della loro storia e prima di mescolarsi alle 'razze inferiori'.

Infine il rinnegare le teorie sulla relatività di Einstein a favore delle assurde teorie dell'astronomo austriaco Hanns Horbiger, che formulò la teoria del 'Ghiaccio Cosmico' che partendo da una assurda descrizione della formazione dell'universo e del funzionamento del sistema solare, giustificava le assurde teorie del regime nazista sull'esistenza di stirpi di giganti e l'esistenza e la conseguente sommersione di Atlantide e Lemuria.

Chiaramente il regime nazista si era spinto oltre tutto quello che poteva avere un contenuto di tipo razionale e questo anche per quelle che potevano essere le più scarse conoscenze e consapevolezze di sé della popolazione della Germania negli anni trenta e quaranta.

Eppure queste teorie o comunque il 'cuore' del pensiero del credo nazista e di quello che il documentario definisce, 'Il Vangelo di Hitler', fu accolto e condiviso (ripeto: attivamente e/o passivamente) da una intera nazione.

Nel 1943 la Germania contava su di una popolazione di oltre 90 milioni di persone. Com'è possibile che queste teorie per quanto deviate riuscirono a divenire in qualche maniera qualche cosa di così universalmente accettato dalla grande maggioranza degli abitanti della nazione?

Indubbiamente il carisma politico di Adolf Hitler, capace di toccare le 'corde' giuste di una Germania che dopo la prima guerra mondiale si sentì profondamente umiliata e attraversò una crisi economica senza pari, fu il principio fondamentale, la chiave di volta che portò all'affermazione di massa del pensiero nazista. Unitamente è evidente all'azione violenta e oppressiva delle SS.

Sicuramente un ruolo fondamentale lo ebbe il sistema di propaganda, una macchina infallibile capitanata da uno dei più importanti gerarchi nazisti, Joseph Paul Goebbels.

Ma la propaganda in sé e la violenza, nel senso di forza oppressiva esercitata dalle SS e conseguentemente dall'intero regime nazista, come quella che si può considerare una reazione oppositiva forte alla socialdemocrazia della Repubblica di Weimar, al 'pericolo comunista', a chi deteneva il potere finanziario e economico (cioè - secondo i nazisti - gli ebrei) e quello religioso, ai nemici 'alleati' Inghilterra e Francia, possono da soli giustificare l'accoglimento di quelle che furono le teorie naziste più deviate e che portarono alla persecuzione degli ebrei, dei rom, dei comunisti, gli omosessuali, i malati di mente, i testimoni di Geova... quindi il genocidio, l'olocausto?

Tutto questo non è potuto succedere solo in una maniera passiva. È stato infatti indispensabile che questi novanta milioni di tedeschi o comunque la grande maggioranza di essi fossero 'convinti' di tutto quello che stava accadendo e ne prendessero attivamente parte.

Eppure le teorie propugnate dal nazismo e da Heinrich Himmler erano e sono assolutamente deviate e prive di qualsiasi ratio e buon senso.

La cosiddetta 'pazzia collettiva' è qualcosa che non credo possa esistere all'atto pratico. Dobbiamo concludere che evidentemente gran parte della popolazione tedesca dell'epoca considerasse positivamente il regime nazista per quelli che potevano essere i loro interessi e bisogni primari e che per quanto assurdo questi fossero disposti anche ad accogliere le teorie più assurde come tali e senza discuterle per paura di mettere in discussione la loro posizione o comunque per paura di una reazione del regime nazista.

Rabbia, paura, la frustrazione per quello che era successo all'indomani della prima guerra mondiale... Sono tutte ragioni che possono spiegare quello che accadde in Germania tra gli anni trenta e fino alla fine della seconda guerra mondiale.

Eppure queste ragioni mi appaiono comunque come insufficienti per motivare tutto quello che è successo.

Per quanto io stesso sia disposto a riconoscere che la popolazione tedesca (come quella italiana del resto) di settanta-ottanta anni fa fosse meno consapevole e meno acculturata, conseguentemente più facile da lasciarsi convincere a seguire la bramosia di potere di un solo uomo, i numeri sono così imponenti da spaventarmi ancora oggi e a distanza di così tanti anni e pure senza avere vissuto direttamente quegli avvenimenti.

L'immagine che ho in mente è quella di un domino, dove spinta la prima tessera, vengono giù tutte le altre in una incredibile spirale di violenza.

Il documentario in questione non si propone di motivare questa 'pazzia', pure chiaramente condannando tutto quello che è stato e le idee deviate di Adolf Hitler e propugnate e propagandate da Heinrich Himmler. Probabilmente nessuno nei limiti della sua persona potrà veramente mai dare una risposta a tutto questo e forse in questa nostra 'incapacità' individuale va riposta la nostra attenzione a quello che ancora succede e potrà succedere nel corso della nostra storia e invitarci a risposte che allora siano di tipo collettivo al di là di ogni possibile barriera o confine.

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