Nell'ambito di un genere del tutto inglese come il progressive mossero i primi passi gli americani Pavlov's Dog, un gruppo che nonostante abbia concesso alle stampe solamente due dischi di buon livello (oltre a questo il successivo e inferiore "At The Sound Of The Bell") può fregiarsi di un posto di tutto rispetto nella storia del rock, valorizzato da un successo repentino e inaspettato che causa diverse incomprensioni e il declino del genere ha portato alla rapida scomparsa della band.
L'intero disco è dominato da atmosfere che spaziano dal vero e proprio genere progressivo a ambientazioni prettamente folk e rock, il tutto dominato da una voce straordinaria, calda, intensa e androgina come quella del sensazionale David Surkamp, compositore sia dei testi (lontani dal solito clichè storico-letterario-medievale del prog) sia delle musiche, impreziosite da un dosaggio straordinariamente efficace di chitarre e tastiere e da alcune vibranti parti affidate al violino e al flauto.
L'album, uscito nel 1975 per l'etichetta ABC Dunhill e poi ristampato successivamente dalla Columbia, scorre via lasciandoci senza fiato e dimostrando quanto sia forte l'impatto di un genere come il progressive soprattutto alla luce di un periodo di vacche magre come quello odierno. Le canzoni che maggiormente colpiscono sono l'assoluto capolavoro del gruppo, ovvero il crescendo di voce e piano della amorosa "Julia", posta all'inizio del disco, e pezzi vibranti come "Song Dance", carica della maestria hard-rock di Steve Scorfina alle chitarre, e la conclusiva "Of Once And Future Kings", canzone adattissima per un rincorrersi di piano e voce. Degni di nota sono poi i ritmi tonitruanti ma sostanzialmente tristi di "Late November" e pezzi di rock'n'roll puro come "Natchez Trace", in cui oltre alle chitarre emerge prepotentemente il piano di David Hamilton.
L'altro vertice compositivo del disco, oltre a quello iniziale, è però senza dubbio quello dei ricercatissimi vocalizzi che accompagnano alla grande sia il testo sia l'abilità strumentale degli elementi del gruppo in "Theme From Subway Sue", forte di un finale di rarissima potenza espressiva che anticipa splendidamente un pezzo sconvolgente per la sua stupefacente intensità, ovvero "Episode", e la frizzante e strumentale "Preludin".
L'ascolto di questo disco è sicuramente consigliato agli amanti dell'universo progressive che vogliono lasciarsi trascinare da alcune delle note più originali e coinvolgenti della scena americana degli anni settanta.
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