E' difficile recensire un lavoro complesso, articolato e molto più maturo dei predecessori come questo. Anche se la pasta è sulla stessa lunghezza d'onda: liriche surreali, un Thomas sempre più grasso e da una voce nettamente diversa dai lavori precedenti (sarà per la diversa registrazione?).

Ad ogni modo, sono passati più di 10 anni dal famigerato The Modern Dance, dove con questo piccolo gioiello, quale è Cloudland, i Pere Ubu hanno abbandonato le sonorità cacofoniche e musicalmente anarchiche, ma non hanno tralasciato la loro spiccata vena surreale piena zeppa di non-sense e figure letterarie dettate dalla mente di David Thomas, a mio parere un "piccolo" genio.

La cosa divertente di questo album è proprio il suo essere "compatto". Appena lo si inizia ad ascoltare si viene travolti dalla prima traccia "Breath", come una sorta di onda anomala che vi cattura e vi lascia senza "respiro". E dal ritornello dolce e romantico, quasi una sorta di inno, si capisce benissimo che i Pere Ubu sono cambiati quasi totalmente, e ciò è da apprezzare, in quanto ogni artista dovrebbe prendere in esame la voglia di migliorarsi e di proporre nuove sonorità. Anche se comunque Cloudland risente moltissimo delle tipiche sonorità anni '80 un pò spensierate, ma in ogni dove si nasconde un leggero velo di tristezza e malinconia, caratteristica tipica della mente di Thomas.

Le tracce si susseguono una dietro l'altra come una sorta di crescendo di allegria e di calma apparente, dove vediamo un Thomas divertito e al massimo delle sue abilità vocali in tracce come "Waiting For Mary" (una vera anestesia se siete giù di morale) fino alla end track "Pushin'" accompagnate tutte da una sorta di rivoluzione di sound e l'abbandono delle cacofonie dell'era passata.

Analiticamente, è molto semplice distogliere l'orecchio da ciò che ci viene proposto in questo lavoro, in quanto come si nota già dalle prime note, è un cd di molto più facile ascolto, e sicuramente adatto anche a chi non digerisce un tipo di sonorità più complesse e articolate.

Il sentimentalismo di Thomas è elevato e vasto come sempre, e come un bambino si diverte accompagnandoci in una sorta di piccolo viaggio pluripsichedelico dove il fine ultimo è quello della spensieratezza e una ricerca di una felicità che sembra posarsi dietro l'angolo, ma come ogni cosa della vita di tutti i giorni, non si ottiene senza l'attesa, senza la fatica e la frustrazione di un tempo che non accenna a passare, nella speranza di raggiungere l'assenza di tristezza e la massima gioia.

Un lavoro che consiglio a tutti, da ascoltare con attenzione e non. Anche se è irrilevante etichettare un lavoro di questo tipo all'interno di un genere o contesto musicale, si finirebbe per consumare la sua anima all'apparenza distillata, ma al contrario viva e sperimentale ai massimi livelli come solo i Pere Ubu sanno fare.

Rock? Post Punk? Avantgarde?

Che vi importa, ascoltate e tacete. 

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