I Pink Floyd hanno segnato la storia della musica attraverso un'opera rock indispensabile nel vasto catalogo del rock, The Wall, frutto della mente fertile di Roger Waters, bassista e cantante della band inglese. Purtroppo The Wall è il prodotto di una crisi che pone la sua genesi fin dal 1977, in contemporanea al rilascio dell'album Animals, e il relativo tour. Tutta la frustrazione di Waters nei confronti del pubblico, il suo allontanamento sia fisico sia mentale dai fan si è tramutato in musica, in idee da spendere per un nuovo album. Nel 1979 la macro-opera watersiana esce ed esplode il successo, di nuovo, e Roger riprende a suonare con la band nel tour dedicato all'album: le scenografie sono imponenti e il "muro" di Waters viene introdotto sul palco, dando allo show maggior rilievo e dando via a una vera e propria opera teatrale.

Il successo dell'album coincide con la crisi del gruppo. David Gilmour, chitarrista della band, è eternamente in conflitto con Waters, Mason se ne sta in disparte, Wright se ne è già andato da tempo (già dai tempi di Animals in cui era limitato a session man). Per un po' i Pink Floyd non suonano più ma Waters scrive e compone musica, fino a che nel 1983 viene pubblicato il nuovo album dei "Pink Floyd" (per modo di dire). The Final Cut è un album in cui si sente la passione del bassista tormentato dai fantasmi del suo passato, che, con la sua voce denuncia il sistema corrotto della guerra, quella grande macchina che coinvolge l'intera umanità e che porta solo alla distruzione la stessa razza umana. Roger è influenzato dalle sue esperienze di vita, come era stato per The Wall: la morte del padre nella battaglia d'Anzio del '44, anno della nascita dello stesso bassista (egli visse tutta la sua vita e crebbe senza padre). I membri del gruppo sono subordinati all'imperium di Roger Waters, scrittore e compositore di tutte le canzoni, le suonano, ma The Final Cut non può essere definito dei Pink Floyd. La voce di Gilmour si sente in Not Now John, la voce di Roger spicca in modo eccellente e strappalacrime in pezzi come l'apri-album, The Post War Dream, in The Gunner's Dream, in The Fletcher Memorial Home, in When the Tigers Broke Free, canzone aggiunta nella versione cd del 2004 e presente nel film di The Wall. Molto profonda e significativa è la canzone che dà il titolo all'album, The Final Cut (E se ti mostro il mio lato oscuro mi stringerai ancora stanotte e se ti apro il mio cuore e ti mostro il mio lato debole, che cosa farai? Venderai la tua storia al Rolling Stone? Porterai via i bambini e mi lascerai solo? E sorridi per rassicurarmi, mentre bisbigli al telefono. Mi farai fare le valige o mi porterai a casa?). Da tali frasi si intuisce una grande inquietudine, una grande paura di essere lasciato solo, di essere abbandonato dalla moglie, la paura di non poter stare con i figli e di essere infangato pubblicamente per la sua storia sentimentale. Molto bella anche la serrafila, Two Suns in the Sunset, che parla della bomba atomica e delle possibili conseguenze di una guerra nucleare.

Un album certamente non all'altezza di capolavori come The Dark Side of the Moon, Wish You Were Here, un album soggetto a molte critiche, un album ignorato da molti e ritenuto, a merito o no, non degno del nome dei Pink Floyd. Io lo considero un buon album, toccante e che fa riflettere. A prescindere dal fatto che è più un lavoro individuale, del solo Roger Waters, gli do un 8.

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