Debutto eccellente di quel gruppo che emergeva dagli esperimenti sonori di Norman Smith nei famigerati Abbey Studios. La loro promettente carriera si sarebbe aperta di lì a poco pur evidenziando il significato deterrente della latente stabilità mentale di Barrett. Anche qui, come per i Doors, mi risulta difficile giudicare se l'assenza di Barrett, tra l'altro ben avvicendata da Gilmour, sia stato un bene o un male.
Il pezzo d'apertura è l'incipit di quello che sarà il marchio di fabbrica dei Pink Floyd, ossia la migliore esecuzione della psichedelia, (un gradino in su rispetto King Crimson e Grateful dead), dove il genio schizofrenico di Syd che si evidenzia fin dall'apertura di quella magistrale "Astronomy domine", (ripescata poi in "Ummagumma"), con la sperimentazione di interessanti effetti sonori e particolari metriche vocali. L'influenza dello Smith sopra citato, ingegnere del suono dei Beatles ai tempi di "Rubber Soul" e "Revolver", che li avrebbe "lasciati" durante le sessioni del "Sgt. Pepper's", è evidente.
Seppur con risultati eccellenti, si può notare che in "Matilda mother", contenente un orientaleggiante assolo che funge da ottimo baricentro, si ricorda il finale di "I want to tell you", mentre "Flaming", si abbandona al finale di "I'm only sleeping". In "Take up the stetoscope and walk" si riconosce, invece un pizzico dello stile assurdo di Zappa già presente in "Freak out!"
Nulla da denigrare, lungi da me, infatti sembra che i Pink Floyd intuiscano quale sia la strada giusta che li porterà al successo mondiale e puntano tutto (almeno nel debutto), su "Interstellar overdrive", dove si riconosce il loro timbro a fuoco. I vortici metallici rappresentati in questa esecuzione dona la possibilità alle menti turgide di sprofondare in un plastico effetto di straniamento che dà l'impressione di un lento fluire, quasi con garbo di metriche surreali. Appunto, è una impressione. La rocambolesca fuga di ferodi stridenti, nei più reconditi gangli dei circuiti cerebrali, prende piede assumendo un feroce dominio delle orchestrazioni inimitabili del gruppo inglese.
Sembrerebbe di dire loro: "La psichedelia è roba nostra signori, fatevi da parte!". A mio avviso ne hanno tutto il diritto anche se non si possono negare le influenze ataviche (in ordine cronologico Bob Dylan, Donovan, Byrds, Holy modal rounders, 13th floor elevators, Kinks, Beatles) e quelle a loro contemporanee (Frank Zappa, Jefferson Airplane, Soft machine, Moody Blues, Velvet Underground, Grateful dead).
I Pink Floyd sono i Pink Floyd e occhiate ammiccanti si possono concedere (sempre a mio parere) solo ai King Crimson (The court of the Crimson King, In the wake of Poseidon, Red) e Grateful dead (Anthem of sun). Il resto è copia.
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