Syd Barret.
Il diamante pazzo.
Il Fu Mattia Pascal pscichedelico.
Il cappellaio matto.
Sublimato e conservato in note folli in questo disco.
Scritto in punta di LSD.
Si parte con le pulsazioni quasi morse all'inizio di Astronomy Domine. Lanciate negli spazi siderali.
Dall'altra parte dell'universo, come per magia, ci risponde ancora la follia di un bambino che è stato assorbito per incanto nella sua favola preferita (Il pifferaio alle porte dell'alba), favola dalla quale non ha voluto/potuto più uscire.
E così si va avanti fra viaggi interstellari e gnomi, cantilene folk, ed incubi acidi.
Anni luce, ancora oggi, lontano da noi.
Alla fine, prima di congedarsi, per scherzo, il bambino ci invita a seguirlo nell'altra stanza.
Il suono di un mare di orologi, uno per ogni sogno folle del bambino, anche quelli che non riuscirà mai più a realizzare, o che non riuscirà piú a far "suonare", ci investe e ci saluta.
È finita.
Ben tornati a casa.

Postfazione
Uno di quelli orologi, orfani della follia senza ritorno di Syd Barret, i suoi vecchi compagni lo hanno conservato e lo hanno fatto suonare ancora una volta all'inizio di Time (in The Dark Side Of The Moon).
Questo omaggio dei Pink Floyd al loro vecchio amico perduto non lo ho mai visto messo in evidenza da nessuna parte.
A differenza delle continue citazioni di Shine On Your Crazy Diamond e Whish You Where Here.
Mi sembrava ne valesse la pena.

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