«È una di quelle belle giornate pulite in cui può volare un uccellino azzurro. Dio non riesce a trovarci e ride. Guardiamo in alto, e fra i rami il cielo è come un puzzle. Quali parole ci vorranno per tenerti con me?»
(da Aoi tori)

Träumerei è il quarto album della rock band giapponese Plastic Tree. È stato pubblicato nel 2002 in un momento molto delicato per la band: il batterista TAKASHI se n'era andato ed il chitarrista Akira aveva iniziato la sua collaborazione con un'altro gruppo, i COALTAR OF THE DEEPERS. I restanti membri, il vocalist Ryutaro (paroliere principale) ed il bassista Tadashi (compositore principale), decidono comunque di continuare: dopo essere cresciuti lentamente nelle live house di Chiba ed aver dimostrato il loro amore e per il brit-pop e per l'alternative americano con un album ottimo come Puppet Show, i Plastic Tree non potevano sciogliersi. Un bel giorno Ryutaro scrive da solo la canzone Aoi tori. È un capolavoro. Il singolo è uno fra i più venduti della band e dell'anno, è ancora oggi oggetto di un culto totale fra i fan dei Plastic Tree, e rimette in moto il tutto. Hiroshi è il nuovo batterista ed il primo lavoro in cui compare il suo nome è proprio questo Träumerei, che alla fine sarà l'album a cui Akira ha collaborato di più come compositore dell'intera carriera della band.

La parola "träumerei" vuol dire "sogno" o "fantasticheria" in tedesco; l'ispirazione per il titolo viene probabilmente da un brano tratto da Kinderszenen, una raccolta per bambini del compositore romantico tedesco Robert Schumann. Il pezzo pianistico in questione è stupendo e l'album che vi si ispira non è da meno; per chi scrive, è il lavoro migliore della band. Dal 2002 ad oggi i Plastic Tree non sono affatto calati, anzi hanno conquistato un sound assolutamente riconoscibile e di altissima qualità, ma in quest'album esprimono al meglio la loro arte con composizioni che sembrano scritte nel dormiveglia e non sempre propriamente appartenenti al mondo della notte o del giorno. Quasi un'ora di puro sogno, in effetti.

Il secondo singolo estratto fornisce un'idea chiara e riassuntiva di quest'album: Chiriyuku Bokura ("Noi che stiamo sfiorendo"), scritta da Ryutaro e Akira, è un brano che riesce a mettere insieme in maniera perfetta una melodia infinitamente romantica e commovente con un arrangiamento potentemente rock; Ryutaro è la chitarra acustica arpeggiata e piange, Akira è la chitarra elettrica fendente e gli dice di farsi forza. Il dialogo fra gli strumenti è eccezionale, la voce è spezzata e melancolica, la colorazione armonica è esemplare: ogni parte, insomma, è nella posizione e nella misura giusta ed ai massimi livelli qualitativi. Ogni ragazzino cresciuto con Mellon Collie and the Infinite Sadness ha trovato in Träumerei un degno erede, e in Ryutaro Arimura un Billy Corgan ancora attratto dal cielo viola e dalle stelle (di poco precedenti, fra l'altro, i singoli Planetarium e Rocket, non inclusi in quest'album). Tutto l'album è come Chiriyuku bokura: dissociato come un adolescente, triste come un amore finito, prezioso come un oggetto senza valore venale che ti ricorda un amico caro. Il tema dell'album è l'amore, o meglio (tornando a Schumann), il romanticismo. Meglio: non proprio la corrente ottocentesca, sia chiaro, ma quel senso del romantico e quella forza interna che puoi avere solo quando la tua età ha due cifre e la prima è un 1.

Träumerei è un album estremamente romantico anche nel senso più blandamente prosaico e sentimentale della parola: contiene solo canzoni d'amore (un amore quasi sempre sbagliato, ovviamente), cambia spesso umore e descrive i sentimenti per immagini visive metaforiche e nostalgiche, piene di quei piccoli dettagli che a volte, come nei sogni, appaiono più chiari del contesto. Ogni ragazzino in grado di capirne i testi potrebbe facilmente innamorarsene, e ogni adulto che ha ancora conservato un minimo di spirito giovanile troverà in quest'album grandi motivi d'interesse. Attenzione: non è un album per ragazzine e non voglio nemmeno nominare quei cantanti e quei gruppi che oggi dominano la produzione per questo target; è invece un lavoro nato in un periodo difficile e sviluppatosi con l'aiuto e la partecipazione di quattro amici: è quindi per traslazione, semmai, una rappresentazione della giovinezza, di quella giovinezza che ovviamente fa fatica a crescere in un mondo che non conosce e che ha bisogno del sostegno di persone care per andare avanti.

Diventati trentenni, come erano i Plastic Tree nel 2002, quel periodo ormai assume le sfumature oniriche del ricordo, sfocato nell'immagine, ma vivido, molto vivido nel sentimento. Ce lo dimostrano brani eccezionali coma la stupenda, stupenda Aoi tori ("L'uccellino azzurro"), quasi priva di batteria poiché scritta proprio nel periodo fra TAKASHI e Hiroshi, o anche l'ipnotica Petshop, o ancora la quasi hard rock Glider, o infine la dolorante ballata conclusiva Ame ni utaeba ("Cantando sotto la pioggia"). 12 canzoni e personalmente non ce n'è una che non mi piaccia.

I Plastic Tree torneranno anche in futuro ad avvicinarsi a lavori di questa enorme qualità, e invero non poco soventemente, ma il senso di "fatto e suonato in studio fra amici" che si sente perfettamente nelle tracce di Träumerei è presente in questo lavoro come in nessun'altro album della band, e questo vale una stellina in più.

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