Sembra di stare in cima alle mura esterne del Fosso di Helm nella notte in cui gli Uruk-hai della mano bianca di Isengard portarono l'attacco alle esigue forze rimaste a disposizione dell'incrollabile re Théoden, signore di Rohan. In questo caso non è la battaglia in sé che colpisce, non lo straripante esercito agli ordini di Saruman, né le grida, né il sangue, ma la visione di un elfo e un nano, i quali, noncuranti della disperazione che li circonda, si divertono a massacrare orchi, tenendo il conto delle uccisioni per potersene vantare in seguito tra loro.

Ascoltando questo disco pare di rivedere la scena secondo un'ottica alternativa: Kazuo Ogino, costretto a stare in ginocchio per simulare la bassa statura di Gimli, mentre prende ad accettate la tastiera e Akihisa Tsuboy, con tanto di parrucca biondo-argentea e orecchie a punta, che suona il violino utilizzando una delle frecce di Legolas come archetto.

Ciò che ne esce è una vera e propria ecatombe. Non ce n'è per nessuno. Junzo Tateiwa e Shigekazu Kuwahara, rispettivamente alla batteria e al basso, si fanno di certo valere, soprattutto nei momenti più esotici e celebrativi ("Frozen Shoulder" - "Hallelujah", al quale partecipa anche l'ospite Ryuichi Imai, impegnato a pizzicare sinistramente l'oud), ma sono gli altri due agguerritissimi musicisti a contendersi il dominio assoluto delle terre di Laya; lavoro di classe 2004 e successore di quell'esordio omonimo che, tre anni prima, aveva visto impressa su di sé l'egemonia dell'emersoniano tastierista della band (insieme a Tomohiro Ueno, alle prese con lo stesso strumento), ancora privo del controbilanciamento che il violinista dei KBB avrebbe portato in questo semi-capolavoro di avant-prog abbondantemente condito da elementi etnici, zehul e fusion.

Nonostante "Pochakaite Malko" significhi "aspetta un minuto" in bulgaro, qui di pause ce ne sono davvero poche; soprattutto a causa dei frequenti scatti isterici che tendono a colpire Akihisa, nelle fasi finali di solenni cerimonie dal gusto tetro e crepuscolare ("Death By Hanging" - "Cristao ~ Peasants Revolt"), o Kazuo, nel bel mezzo di aspre scalate all'insegna dell'irrazionalità e dei più disturbati funambolismi ("It Came from..." - "Somewhere In Time"). Non mancano comunque pregevoli passaggi dall'indubbia delicatezza strumentale: dal vivace folk orientaleggiante della title track (in cui appaiono i vocalizzi dell'ospite Keiku), alla maestosa eleganza generata dalla coppia violino-pianoforte in raffinatissimi episodi ("Meat Powdered Bones" - "D.N.A."), legati comunque all'atmosfera cupa e contorta sulla quale si basa quest'eccellente album, i cui altissimi livelli verranno soltanto in parte raggiunti dal successivo ed ancor più oscuro EP "Doppelgänger", realizzato nel 2006.

Visti i risultati, c'è d'augurarsi che quest'avvincente collaborazione continui, magari tanto quanto quella di Gimli e Legolas, i quali, essendosi trasferiti nelle terre immortali di Valinor al termine della Terza Era, saranno probabilmente ancora impegnati in qualche strampalata ed inconcepibile sfida, anche se, tenendo conto di tutto il tempo trascorso, forse sarebbe più logico aspettarsi, al massimo, un avvincente duello a briscola davanti al camino, con una tazza di thè in mano ed un ritratto, a testimonianza delle passate avventure, a prendere polvere sopra a un comodino.

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