Di gente che suona "robe vecchie alla maniera nuova" ce n'è pure troppa. Nell'ambito della psichedelia più ruvida, quella accomunata dalla venerazione per i Black Sabbath, questa gente si divide solitamente tra coloro che suonano anni '70 con strumenti anni '70 e registrazioni anni '70 vestendosi anni '70 e coloro che fanno le stesse identiche cose ma senza far finta di vivere in un altro decennio. Siccome viviamo in un'epoca sfigata, questo significa sembrare bravi ragazzi col barbone che studiano farmacia o scienze dei materiali e bevono birre artigianali ma che si appizzano una tromba ogni tanto.

I Pontiak sono quest'ultimo tipo di gruppo. Un saggio scrisse di loro che "ricordano un po' tutto e tutti (...) ma riescono ad essere credibili, sinceri e cazzuti". Con Dialectic of Ignorance i tre fratelli barbuti che abitano in una fattoria della Virginia hanno deciso di dare una svolta al loro psycho-stoner-qualcosa-rock. Ovvero hanno tolto un po' di ruvidezza e hanno aggiunto un po' più di psichedelia. Tutto qua. Una svolta piccina picciò, ma che funziona. Funzionano le voci alla David Gilmour che senti solo le vocali, funziona la batteria alla Chris Hakius, funziona la psichedelia rilassante anni '70. Dicono funzioni anche la birra artigianale che i tre fratelli Carney producono nella loro fattoria. Questo per dire che gli stereotipi saranno anche una brutta cosa, ma spesso sono veritieri e divertenti.

La copertina rende perfettamente l'idea. Niente viaggioni interstellari, visioni acide o menate da tossico. I Pontiak sono i cannoni che ti fai con tuo cugino alle tre del pomeriggio dopo un pranzo coi parenti in agriturismo. Non sarà un'esperienza che cambia la vita, ma farne a meno è un peccato.

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