Herman Brood è stato un personaggio, senza se e senza ma. Nel bene e nel male. La personificazione del cliché "sesso, droga e rock'n'roll".

Nato nel 1946 a Zwolle, nella regione olandese dell'Overijssel, Herman Brood ha cominciato a prendere lezioni di pianoforte nel 1959. Ben presto si rivelerà un enfant prodige delle tastiere, con una versatilità comune a pochi musicisti del suo tempo. Definire burrascosa la sua vita, anche in ambito musicale, è dire poco. Nel 1964, mentre frequenta ancora la scuola d'arte, inizia suonare nei The Moans, una band che suona molti concerti nella Germania dell'Ovest per i militari americani ancora mobilitati in quella regione. Fu durante l'esperienza con questa band che iniziò il suo difficile, contradditorio e autodistruttivo rapporto con le droghe, che lo perseguitò per tutta la vita.

Nel 1967 entrò a far parte dei Cuby + Blizzards,  la storica blues band olandese, con la quale registrò i due dischi più importanti della sua storia, "Groeten Uit Grollo" e  "Trippin' Thru' A Midnight Blues". Furono anni aurei per il virtuoso del pianoforte, ma quando divenne chiaro che Brood faceva uso continuo di sostanze poco legali per tenere vivace lo sprint nelle date dal vivo, la casa discografica impose alla band di disfarsi dello scomodo quanto talentuoso tastierista, a seguito di una retata della polizia nel backstage, che costrinse Brood a scontare un certo numero di giorni in carcere.

Da qui in poi ebbe inizio un periodo tormentato quanto misterioso per Herman Brood, durante il quale egli fu ospite fisso della prigione per via di piccoli furti o possesso (e consumo) di droga in luogo pubblico (nonostante sia avvenuto nella liberale Olanda, consumare droga per strada, e non nei coffee shop, è pur sempre reato). Nel 1974 Herman fece ritorno momentaneamente nella band che gli ha dato un poco di notorietà, i Cuby + Blizzards. Questo segnò anche la ripresa della sua carriera musicale, difatti suonò nell'album d'esordio dei Vitesse, per un breve peiodo nella band Stud e incise il primo (ed unico) album del progetto musicale  Flash & Dance Band, ( fra gli altri con Jan Akkermam, il chitarrista dei Focus).

Nel 1976 Herman Brood tornò ad unirsi nuovamente a Cuby e soci, per poi finalmente trovare la propria direzione musicale definitiva: una carriera solistica, attraverso l'istituzione degli Herman Brood And His Wild Romance. Nel 1977 uscì l'album d'esordio "Street", accolto con grande entusiasmo nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna e in Germania.

Sulla scia di questo buon (quanto inatteso, a dire il vero) successo, Herman Brood e la sua band incisero il secondo disco, quello che fino ad ora è considerato il capolavoro assoluto, ossia "Shpritsz". Peculiare come Brood abbia deciso di scrivere un album contro la droga in un momento di apparente disintossicazione. Il titolo, parola tedesca per "puntura", è una manifesta accusa contro chi "si buca": cosa piuttosto singolare, dato che proprio l'anno successivo Brood diventa il fidanzato di Nina Hagen, con la quale furono pochi i momenti in cui i due erano veramente "puliti".

"Shpritsz" è un gran bel disco. E non mi riferisco solo a Saturday Night, il grande successo dell'album, che interessò le classifiche olandesi, tedesche e francesi. Dope Sucks è il tipico rock'n'roll per la serie "fate quello che dico ma non fate quello che faccio", così come anche Doin' it, caratterizzata da quel particolare modo di cantare tipico di Brood. Belle anche le sferzate di ritmo come Hit e Never Enough, anche se forse il brano più entusiasmante è Hot-Talk, insieme a Doreen. Pochi brani superano i tre minuti, cosa che rende il disco molto orecchiabile, con i suoi 15 episodi di breve durata.

Quanto è effimera, in fin dei conti, la crudele macchina del successo: dopo il 1980, e quindi dopo il disco dal vivo "Cha Cha" e quello in studio "Go Nutz", il pubblico perse improvvisamente interesse nella gesta di Herman Brood. Nonostante abbia pubblicato oltre una decina di dischi da allora, le droghe (tanto contestate in "Shpritsz") si sono definitivamente impadronite del tastierista. Anche se nel corso degli anni ha cercato di restarne alla larga, improvvisandosi artista e pittore, Herman Brood non è mai riuscito a resistere alla tentazione di "farsi" ogni due per tre.

Nel 2000, la situazione del musicista-artista è a dir poco tragica, e nel 2001 affermare di non poter "fare a meno della roba, perché mi sentirei uno schifo, ma anche quando prendo sostanze, mi sento uno schifo lo stesso, perché ormai non fanno più effetto. In qualunque stato io sia, sto male!".  Sicuramente è stato questo che ha spinto Herman Brood l'11 luglio 2001 a buttarsi giù da un balconcino dell'Hilton Hotel di Amsterdam. Morto sul colpo, nella sua tasca è stato un biglietto che recava semplicemente la scritta:"Cercate di farne una grande festa".

Da allora sono state organizzate mostre di quadri, sono state scritte biografie, e a Zwolle, città natale di Brood, è stata eretta anche una statua  in onore di Herman Brood.

Riposa in pace grande tastierista: a te è dedicata questa recensione, da parte di chi ti ha amato e ti apprezza ancora oggi, con i tuoi pregi e i tuoi difetti e nonostante la tua grave dipendenza, per la grande parte che hai fatto per contribuire a rendere la musica d'Olanda qualcosa di grande, eterno  e magnifico. Riposa in pace Herman Brood, ora e per sempre.

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