Correre dietro ai Red Hot Chili Peppers, per le poche band mainstream rock rimaste illese a seguito della deflagrazione hip-pop/rap/r 'n b, sembra diventato lo sport nazionale a stelle e strisce. Basti pensare agli ultimi Incubus, quasi al limite del ridicolo; vendite a livello dei peperoncini, però, manco a piangere.

La (quasi, come vedremo) ex band funky rock torna dopo un silenzio che durava dal 2003 (anno di pubblicazione di un Greatest Hits con due inediti, fra cui la hit "Fortune Faded") con il lavoro più ambizioso di una carriera ormai ventennale. 28 pezzi "spalmati" su 2 dischi (Giove e Marte), una varietà di stili veramente sorprendente, ma soprattutto un Frusciante (notoriamente chitarrista non strepitoso dal punto di vista tecnico) veramente in forma, addirittura strepitoso quando ha la possibilità di "farsi sentire" di più. Sorvolando lo strasentito primo estratto ("Dani California"), è inutile giudicare l'album attraverso un track-by-track chilometrico; utile è, invece, chiarire subito alcuni punti fondamentali del nuovo lavoro di Kiedis & co..

Innanzitutto, il genere: Frusciante ci ha avvertiti più e più volte, i Red Hot non sono più un gruppo funky-rock, questione di età, nuovi orizzonti musicali etc. etc. Cosa rimane dei vecchi, piccanti peperoncini? Qualcosa, ma poco; l'incendiaria "Storm In A Teacup" (salto indietro nel tempo invero poco convincente), o la Audioslave-oriented "Readymade", che però è un parto alieno della band, che mai si era infiltrata in questo territorio musicale. Meglio quindi, sorvolando i pezzi di chiara matrice peppersiana (ormai un marchio di fabbrica), soffermarsi sulle particolarità sonore che il lavoro ci offre, a partire dalla seconda traccia (e terzo singolo) "Snow ((Hey Oh))", dominata da un piacevolissimo arpeggio di chitarra di Frusciante e il cantato rilassato di Kiedis. In "Charlie" (già schedulato come quinto singolo, in uscita nell'estate 2007) emerge con prepotenza Flea col suo solito basso schizoide ma perfetto, ma di chitarre aggressive manco a parlarne. Basso in evidenza anche in "She's Only 18", Kiedis rappa di nuovo, poi nel ritornello la sei corde opta per un giro maggiormente acido e distorto, delineando uno dei migliori numeri dell'intero disco.

"Especially In Michigan" è l'unica ospitata, vi partecipa infatti Rodriguez dei Mars Volta; il pezzo è una sorta di omaggio agli U2 con la partitura musicale che, in particolar modo nella (bella) intro, riecheggia la bellissima "Pride (In The Name Of Love)". Peccato per un Kiedis non all'altezza della situazione, stavolta. Strane strizzatine d'occhio alla guitar-dance, invece, in "C'mon Girl", forse il numero più particolare del lavoro. Marte (il secondo CD) si apre a sorpresa col botto: "Desecration Smile" (attuale singolo, consigliatissimo il videoclip diretto da Gus Van Sant) è un perfetto gioiellino pop, come pochi sanno scrivere. "Hard To Concentrate" è molto sperimentale per gli standard della band, interessante l'equilibrio fra il solito cantato vicinissimo al rap di Kiedis e l'arrangiamento pacato della canzone. Molto interessante. Pochi altri sussulti in Marte, fra cui la già citata "Storm In A Teacup", una "We Believe" che nel ritornello resuscita le cose più pop-oriented dei P.O.D. e la bellissima conclusione, quasi "recitata" da Kiedis nel finale, di "Death Of A Martian".

In definitiva, non essendo di fronte a una band di pischellini, ma di veterani in attività da un ventennio, è apprezzabilissimo rilevare come, nonostante il riciclaggio in un genere prettamente "mainstream" (anche se pezzi come "Hard To Concentrate", "She's Only 18", "Charlie" avrei le mie remore nel catalogarli come radiofonici), la qualità di scrittura sia ancora di livello incredibilmente alto. Se tornassero a fare il genere che li ha resi famosi nel mondo, probabilmente riacquisterebbero molti vecchi fan ma al contempo perderebbero, probabilmente, in freschezza ed immediatezza. Li rivolete come prima, li volte ancora così, non li volete proprio più (o addirittura non li avete mai potuti vedere)?

Ai posteri (e ai vostri commenti) l'ardua sentenza.

Carico i commenti... con calma