Ho già scritto una recensione sui Red, riguardo al loro precedente album End Of Silence, a cui ho dato 3 stelle su 5. Era una sufficienza meritata, ma l'album era, come dire, acerbo. Bene, in questo Innocence & Instinct tutto quello che era presente nel disco precedente viene amalgamato con una nuova potenza sonora, scaturita dall'ingresso nella line-up di un nuovo batterista, il talentuoso Joe Rickard, che va a sostituire il precedente Hayden Lamb. Beh, non vorrei essere maligno nei confronti del precedente batterista, ma la band è decisamente cresciuta dal 2006, anno in cui la "fine del silenzio" vedeva la luce. Ora è il momento di un concept album orientato sul tema del dualismo dell'uomo, in parte ispirato dal terzo canto dell'Inferno di Dante, come ci illustra l'introduzione intitolata, appunto, Canto III.

Dopo l'inquietante introduzione l'album parte alla grande con la potente Fight Inside, il cui riff colpisce come un pugno in faccia l'ascoltatore, catapultandolo nella dimensione infernale ed eterea che avvolge questo grande lavoro. Ci si ritrova nel mondo dei Red, ora sono loro che dirigono le redini del disco, e lo fanno ottimamente. Le parti orchestrali e i battiti elettronici ora sono parte integrante delle canzoni, a differenza del disco precedente, dove sembrava che fossero stati aggiunti solo dopo aver composto il pezzo e quindi in alcuni punti soffocavano il risultato. Invece, in questo nuovo disco, l'alchimia tra gli strumenti elettrici, gli archi e l'elettronica è perfetta. Innocence & Instinct riesce là dove End Of Silence aveva fallito: la vena Pop è ancora presente (Start Again, Never Be The Same, Mystery Of You) ma non è eccedente come nel lavoro precedente. Il sound si è appesantito, le chitarre sono più ruvide, la produzione è più curata, gli scream del nostro Michael si fanno più frequenti e molto più potenti di prima, in particolare nella liberatoria Fight Inside, nella scanzonata e a modo suo affascinante Death Of Me, e nella devastante Overtake You.

A tratti sembra di sentire cantare Chino Moreno dei Deftones in versione pop (Start Again), altre invece la band assume una personalità propria. L'album si spinge più avanti di End Of Silence: c'è spazio per una cover riuscita anche abbastanza bene (Ordinary World, originariamente dei Duran Duran), e anche per la sorella gemella di Pieces,  l'eterea e affascinante Take It All Away, che è l'unica vera e propria ballad. Ci sono altre due canzoni più lente, ma sono quello che io definirei power ballad. L'adrenalina rimane molto più alta del disco precedente, le cui tracce veramente tirate erano solo quattro.

Innocence & Instinct è un ottimo lavoro, non certo un'opera fantastica destinata a durare per sempre nella storia, ma sicuramente merita almeno un ascolto. Le tracce meglio riuscite sono senz'altro l'opener rabbiosa Fight Inside, la sognante Forever, la furiosa Overtake You e l'atmosferica Take It All Away, in cui sembra che la voce dolce di Michael Barnes provenga da una dimensione ultraterrena. Su picchi elevati anche l'inquietante Shadows, la tormentata e fulminante Confession, ed è degna di nota anche la sfuriata centrale di Death Of Me. Le canzoni riuscite peggio, anzi, diciamo "meno bene", sono Start Again e Never Be The Same, le due power-ballad di cui parlavo prima. Nella media, invece, Mystery Of You e la cover Ordinary World. Possiamo dire che la canzone-riassunto di tutto questo lavoro sia Out From Under, che fonde tutte le caratteristiche presenti nell'album: riff solido e potente, canto melodico, e una certa aggressività che viene a galla a volte di più, altre di meno.

In conclusione, mi sento di consigliare vivamente questo album a chi ama le sonorità dei Breaking Benjamin e dei Chevelle più incazzati. I&I è un buon salto di qualità dal predecessore, soprattutto riguardo ai testi, e poi anche riguardo al concept di fondo: EOS era una semplice raccolta di canzoni che parlavano di tipici problemi della vita, con una considerevole componente religiosa. In I&I, come già detto, le liriche dei Red si fanno più complicate, più introspettive, e meno collegate alla religione. Rimangono un gruppo abbastanza commerciale e non portano certo rivoluzioni stilistiche o cose del genere, ma vale la pena di ascoltarli.

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