Un'operazione e dir poco benemerita, quella che sta svolgendo ormai da qualche anno il gruppo La Repubblica/L'Espresso in collaborazione con La Casa del Jazz di Roma. CD a medio prezzo, in allegato al settimanale, nei quali nomi noti e meno noti del jazz nostrano sfilano in bella mostra, catturati in occasioni "live" nel loro ambiente più congeniale. Le edizioni degli anni scorsi sono perlopiù cariche di occasioni ghiotte ed irripetibili (Enrico Rava, Paolo Fresu, Danilo Rea, Gianluigi Trovesi...), ma quest'anno ci si è voluti spingere ancora oltre, commissionando una serie di lavori "a tema" ai musicisti coinvolti.

Da segnalare senz'altro lo strepitoso omaggio del batterista Roberto Gatto (in compagnia dei migliori jazzisti nostrani) al progressive rock, un disco che nessun progger dovrebbe lasciarsi sfuggire. Ma a mio avviso, quest'opera della pianista romana è ancora superiore e rischia di diventare uno dei più sensazionali dischi prodotti quest'anno in Italia. Un progetto di Rita Marcotulli, che riunisce attorno a sé un numeroso gruppo di musicisti di estrazioni diversissime, per omaggiare l'indimenticata opera dei Pink Floyd.

Esagero? Può darsi. Intanto diamo un'occhiata alla tracklist:

Astronomy Domine (Barrett)
Melodico (Marcotulli)
Cirrus Minor (Waters)
Intromoney (Rabbia)
Money (Waters)
Goodbye Blue Sky (Waters)
Burning Bridges (Waters-Wright)
Saint Tropez (Waters)
Crying Song (Waters)
Set The Control For The Heart Of The Sun (Waters)
Us And Them (Waters-Wright)

Fa già venire l'acquolina in bocca, no? E per quanto riguarda la lista dei musicisti coinvolti:

Rita Marcotulli: pianoforte e tastiere
Andy Sheppard: sax tenore e soprano
Fausto Mesolella: chitarra elettrica
Giovanni Tommaso: contrabbasso
Matthew Garrison: basso elettrico
Michele Rabbia: percussioni
Alfredo Golino: batteria
Raiz: voce

C'è naturalmente la mia pianista del cuore, per la quale - come sa chi mi legge su Debaser - ho una inguaribile fissa. C'è il sassofonista inglese Andy Sheppard, da qualche tempo uno dei suoi più assidui collaboratori. Ma anche uno dei miei contrabbassisti preferiti, Giovanni Tommaso, e il notevolissimo percussionista Michele Rabbia, già negli Aires Tango. Matt Garrison è bassista ipervirtuoso, figlio di magnanimi lombi (il compianto padre Jimmy fu nientemeno che lo storico bassista di Miles Davis e John Coltrane). Chi non segue il jazz ed è passato di qui per caso avrà probabilmente notato la presenza del chitarrista degli Avion Travel, Fausto Mesolella, e la scelta assai inconsueta e particolare del "vocione" di Raiz, eroe degli Almamegretta e protagonista di molte altre vicende del dub e dell'hip-hop partenopeo.

All'eterogeneità dei musicisti coinvolti fa da controcanto l'eterogeneità dei brani selezionati. Personalmente trovo assai felice l'idea di abbracciare (quasi) l'intero arco della carriera dei Pink Floyd, da "The Piper At The Gates Of Dawn" a "The Wall", saltando a piè pari le annose polemiche del tipo: "Io ascolto solo Ummagumma, il resto è spazzatura commerciale" oppure: "Dopo Atom Heart Mother, non hanno fatto più niente di significativo".

Ogni tributo ai Pink Floyd che si rispetti non può che iniziare con una rassegna degli effetti sonori che hanno costellato l'opera e i dischi dei nostri: cuori pulsanti, voci fuori campo, scariche elettrostatiche, e chi più ne ha più ne metta. Citazione nella citazione, Raiz recita il testo di "Wish You Were Here" nelle prime battute di "Astronomy Domine". "Cirrus Minor" viene nobilitata da un intro sognante della Marcotulli, Raiz espone il tema ed ancora la Marcotulli con Mesolella danno vita ad un momento intensissimo, tra i più riusciti dell'album.

Il gruppo non sfigura in una cover stra-abusata quale è quella di "Money", grazie ad un trattamento a base di funk ed una sequenza di interventi strumentali di tutto rispetto, con Garrison che, qui come altrove, diteggia indiavolato sulle corde del suo basso elettrico. Per chiudere in bellezza, Raiz non si dimentica delle sue radici quando è il momento di rappare e, strano a dirsi, il risultato è eccellente.

Persino una canzoncina innocua come "Saint Tropez", balzata agli onori delle cronache perché nel testo c'è un riferimento a Rita Pavone, viene rinvigorita da un arrangiamento sbarazzino, che le dona un'aria "circense". Molto coinvolgente anche "Set The Control For The Heart Of The Sun", con Raiz che tira fuori il suo cuore arabo e ci trasporta all'istante in un suk mediorientale. Chiude l'happening una versione dilatata di "Us and Them", che Rita aveva già inciso in solitudine nel suo "The Light Side Of The Moon". Il cerchio si chiude...

Impressionanti la varietà di stili toccata in questo viaggio musicale, ed allo stesso tempo l'omogeneità che il tocco inconfondibile di Rita Marcotulli riesce a dare al lavoro. Jazz e Rock vanno perfettamente a braccetto, si fondono l'uno nell'altro, e ogni intervento vocale e strumentale sembra essere perfetto, l'unico possibile in tale contesto. La visionarietà dei Pink Floyd sposa la passionalità della Marcotulli, e la sua inesauribile capacità di evocare un universo sonoro cangiante, suggestivo e personalissimo. Per me, un capolavoro.

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