I Rush annunciano la loro svolta più sperimentale dopo un inizio prettamente hard rock proprio con quest'album.

"2112" seppur ancora molto legato alle influenze stile Led Zeppelin dei primi album presenta un'attitudine sicuramente molto più sperimentale dei predecessori, tanto che in molti lo identificano come inizio dell'era progressive della band; uno sperimentalismo non ancora ai massimi livelli, livelli che verranno raggiunti con gli album successivi, ma questi quasi 40 minuti di musica a cui ci troviamo di fronte vi posso garantire che entusiasmeranno tutti gli amanti del rock. 6 canzoni, una lunghissima, le altre cinque brevi, che alternano accattivanti melodie hard rock e pura psichedelia pinkfloydiana.

La prima traccia è proprio la lunga suite che dà il nome all'album: 20 minuti di vero e proprio prog-rock, inizio molto sperimentale con strani effetti sonori, poi un continuo alternarsi di parti di vero hard rock a complessi intrecci di chitarra e suoni di cascate; tutto studiato per lasciarvi a bocca aperta. E dopo venti minuti di ascolto attento e mai distratto ecco una particolarissima "A Passage To Bangkok", sicuramente di influenza hard rock ma con gravi cadenze etniche. Emozionanti poi le note di "The Twilight Zone" basata essenzialmente sulla psichedelia grazie a delicati arpeggi acustici. "Lessons", a metà fra l'acustico e l'elettrico ha un leggero sapore country. Il brano che vale la pena di glorificare è "Tears" una ballata acustica e soprattutto atmosferica grazie anche al sottofondo delle tastiere. E si chiude in bellezza con una grintosa ed energica "Something For Nothing" che dimostra ancora una volta il loro amore per l'hard rock senza rinunciare però alla psichedelia.

Nel complesso un album di gran spessore, magari un gradino sotto di quelli che verranno dopo (i veri capolavori),  ma comunque con il merito di aprire un ciclo.

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