Lavoro non canonico questo di Ruth Goller che pone in rilievo le proprie doti di bassista e contrabbassista, nonché di cantante e compositrice - firma tutte le tracks - coadiuvata, in Skylla, da due ricercate vocalist in simbiosi col progetto sonoro, Alice Grant e Lauren Kinsella. Colta, fine esecutrice, Ruth Goller è impegnata in numerosi progetti musicali e i suoi due lavori solisti hanno ricevuto grandi elogi dalla stampa, appunto, Skylla del 2021 e Skyllumina del marzo 2024.

Le composizioni spirano jazz, benché viga un'aria sperimentale che spazia libera creando inflessioni sul versante irregolare (quando usa il basso scordato), quantunque la cura dedicata riservata alle armonie vocali risulti oltremodo pregevole.

Skylla appare quale concept album o soundtrack di un film alternativo le cui sequenze sono dettate dai lunghi titoli narrativi, da cui se ne ritraggono momenti e movimenti appartenenti a situazioni esperite da una donna, in bilico tra prosa e poetica. La Goller in un certo senso torna ai puri istinti che la guidavano quando era una musicista punk adolescente, lavorando con accordature diverse per ogni canzone, compone infatti istintivamente basandosi su ciò che sente in ogni momento. Come dice lei stessa, "a quel punto la memoria muscolare non funziona più, quindi devo fidarmi completamente del mio orecchio"... "La musica è un linguaggio e voglio sempre imparare il più possibile su di essa".

Quindi, 10 brani di breve minutaggio racchiudono una filosofia sonora davvero accattivante e per la sua particolarità aliena, senza dubbio di eccezionale presa emozionale, artistica. La Goller, nel dare corso alle armonicità, spende la sua maestria sviluppando un'insolita creatività musicale, pertanto fa coesistere le frammentarietà emergenti all'interno di ciascuna track (i ricchi spunti jazzistici e non solamente quelli) con l'unicità intrinseca ideativa appartenente a ognuna di esse. Ci si trova così dinnanzi a una lettura multilivello del materiale sonico ed è ciò che fa tenere le orecchie incollate agli output uditivi, dove la produzione e l'artista fanno magie nel conferire naturalezza ai pezzi.

Affiora una sorta di minimalismo dal collage tematico fiorente di soffuse graziosità e divergenze, inventando un giardino armonico straniante, traboccante di malia spiazzante, autonomo e coinvolgente. L'originalità seduce, mentre le concordanze restano interne alla struttura multipla di Skylla, riuscendo formidabile nelle esternazioni ed estensioni disparate; nondimeno le tonalità vocali comunicano naturalità e mistero, la cui dolce levità rende il mix destabilizzante, perché vive anche di minuti distacchi ("cool" e allo stesso tempo magnetici) che avanzano una connotazione psicologica: da entità musicale s'assume una quasi forma corporea di interazione con l'ascoltatore.

La gamma onirica si sovverte in tensione, lo si può avvertire nelle forti pennate di In more turbulent times, she managed to take the perfect shot quanto nelle sconfinate e pure profondità offerte dalle vocalità della seguente What’s really important she wanted to know - part 1 segnata dalle trame intense del basso, convogliando queste entro un caledoscopio di sensazioni novelle sino a scoprire le rarefattissime atmosfere della polivalente ...part 2 e nelle parti "grevi-metalliche" di I is one.

La sconcertante opera di scrittura e immaginazione lascia smarriti, tanto per descrivere uno stato d'animo preponderante nell'ascolto. Tuttavia se il jazz si fa punto di partenza di riconoscibilità per provare a descrivere i caratteri di Skylla, vi si ritrovano anche elementi di eclatante sconcerto ambient ed elettronico a supporto, nondimeno il tratto improvvisativo comprova questa grande prova di soul che potrebbe avvicinare in raffinatezza un delicato Pastorius alla psichedelia di tipo intimo e colloquiale, ringraziando infine per la collaborazione all'opera: le cantanti Alice Grant e Lauren Kinsella, la percussionista Bex Burch, il chitarrista Pedro Velasco, Barbara Goller, il polistrumentista Max de Wardener , la cantautrice e fotografa Paula Rae Gibson qui per il solo artwork su design dello stesso Velasco e con la produzione/mixing affidata a Kit Downes (apprezzatissimo musicista jazz), masterizzato da Tyler McDiarmid rinomato recording engineer di lunga esperienza, vale a dire, un cast ultrastellare! Dedicato al padre Paul.


A few words about Ruth.

Personaggio di spicco per la nascita del new jazz a Londra e membro dei gruppi punk-jazz quali, Acoustic Ladyland, Melt Yourself Down, Vula Viel, Let Spin, Shabaka Hutchings, Sarah Gillespie, Josienne Clarke, Alabaster DePlume e tanti altri, Ruth Goller è cresciuta in Inghilterra ma è nata a Bressanone, in Alto Adige.

Dopo il diploma si trasferisce a Londra per studiare musica jazz. Nel 2007 si unisce a una jazz-punk band londinese, gli Acoustic Ladyland. Nel 2012 co-fonda i Melt Yourself Down (con Pete Wareham, Shabaka Hutchings, Tom Skinner, Kushal Gaya e Satin Singh) e l'anno dopo pubblicano il primo lavoro. Ha comunque il tempo per prendere parte all'African Express Tour organizzato nel 2013 da Damon Albarn; e non mancano nel ventaglio delle apparizioni on stage quelle con Paul McCartney, John Paul Jones, Kit Downes, Sam Amidon, Bojan Z, Marc Ribot e Rokia Traoré.

Mentre milita nei Melt Yourself Down co-fonda un'altra band, i Let Spin, quartetto post-jazz-punk che rilascia nell'immediato il suo debut album. Sono anni frenetici per Ruth, suona instancabile con molti altri musicisti e nel 2015 esce Let Go, secondo effort dei Let Spin; suona in Things That Grow di Cara Stacey e nel 2016 partecipa al debutto, acclamato a livello mondiale, di Sarathy Korwar, Day to Day, e intanto esce il terzo dei Melt Yourself Down, Last Evenings on Earth.

Nel 2018 suona incessantemente in live session e collabora a diverse uscite discografiche (Seedlings All di Josienne Clarke e Ben Walker; Emotion Machine di Paula Rae Gibson e Kit Downes). Entra nei Vula Viel insieme alla percussionista compositrice Bex Burch e al batterista Jim Hart licenziando la prima opera Do Not Be Afraid. Nello stesso anno suona in More Arriving di Korwar e nel primo lancio di Downes, Dreamlife of Debris, su etichetta ECM.

Sarà turnista impegnata in tour per altre band durante il 2020 e continua indefessa a pubblicare album: con i Melt Yourself Down (100% Yes) e i Let Spin (Steal the Light), apparendo nel rivoluzionario Warmer Than Blood del chitarrista Chris Montague, da lei co-prodotto. L'inizio del 2021 la si vede partecipare all'omonimo debutto di Sam Amidon per la Nonesuch, finché in quello stesso anno esce Skylla, il suo primo disco, portato in giro nei festival jazz di tutta Europa e riscuotendo amplissimo successo.
La sua attività è in continua ascesa nello scandagliare i meandri della personale professionalità e della fulgida creatività.

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