Che bella l’estate! Il sole, la spiaggia, il mare cristallino. E poi la notte con i suoi falò, le grigliate, bottiglie di vino e canne a profusione. Capita spesso, però, che tale idilliaco momento venga rovinato dai soliti quattro fricchettoni e le loro congas, preferibilmente in loop su un solo ritmo per tutta la notte. Anche se ormai rassegnati all’idea che la serata sia ormai persa, vi può sempre capitare che arrivi un salvatore. Un’anima pia che vi potrà cullare con la sua musica nella notte stellata, senza per questo attaccarvi una pezza sull’India né tantomeno parlarvi dei poteri di Sai Baba. Sto parlando di Ian Willis, ex roadie di Jimi Hendrix, ma ai più noto come “Lemmy”.
Sì proprio lui. L’uomo che beve whisky come fosse cedrata Tassoni, colui la cui voce macilenta è testimonianza di abusi prolungati delle più disparate sostanze, e, per via dei suoi bubboni, indubbiamente uno degli esseri umani più brutti dell’emisfero boreale. Non ci crederete, ma prima della sua carriera nei Motorhead il caro Lemmy era un vero freak. Basti pensare alla sua militanza nelle fila degli Hawkwind, e, in precedenza, con questi Sam Gopal.

Nominalmente progetto del percussionista indiano omonimo (già attivo a Londra nella metà dei ’60), in sostanza il gruppo centrava la sua forza espressiva nella voce profonda e nella chitarra fuzzata di Lemmy. Il disco, caratterizzato da una produzione ultra grezza anche per gli standard dell’epoca (1968), si muove su territori tanto freak quanto rock, con un andamento ondivago decisamente affascinante. È interessante notare come la sezione ritmica manchi della batteria, sostituita dalle percussioni di Gopal, e poggi essenzialmente su di un basso vario e al contempo potente. Ogni traccia presenta quindi un vago sapore acidulo e orientaleggiante, sia negli episodi più propriamente rock (l’iniziale Cold Embrace, Dark Lord o la perla garage Escalator), sia nei momenti più soft e trasognati come nella esplicita Grass, o nel “lento da spiaggia” It’s Only Love. Proprio in questa canzone viene a galla l’anima freak di un Lemmy anni luce distante dall’immagine di paradigmatico seguace del motto sesso, droga & r’n’r (nel suo caso meglio definibile come figa, whisky & giradischi); un’anima a cui lui rispondeva cantando alla sua amata: “I’ll take you walking on the sand to watch the sleeping sea”.
Che dire, un disco assolutamente estivo, con brani magari un po’ melensi, ma nel complesso molto intrigante, soprattutto per il modo in cui riesce a fondere lo spirito freak del periodo, con composizioni di matrice preminentemente rock. E, inoltre, la colonna sonora ideale per un’alba in spiaggia, fricchettoni permettendo.

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