Premessa: non c'è da aspettarsi granché, anzi.  Non so scrivere e tantomeno tradurre in parole le sensazioni datemi da ciò che ascolto.

Sex Pistols: quasi dei burattini nelle mani di Malcolm McLaren e Viviane westwood, due geni del marketing. Complimenti a loro.

Sid Vicious: tutt'altro che un mito e tantomeno un musicista, ma quasi sicuramente nessuno ha saputo personificare meglio quegli anni di mera apparenza e ribellione più o meno gratuita.

Tracklist:

"Holiday In The Sun", pezzo energico tanto semplice quanto efficace, un 4/4 facile facile da portare Avanti  con il solo obiettivo di fare casino e coinvolgere quanti più "punk possibili"

"Bodies",  intro più lento, poi di nuovo il 4/4 punk etcetc di sopra. Un po' ripetitivo ma ugualmente divertente da ascoltare.

"No Feeling", continua l'incalzare e il ripetersi della formula dei primi due pezzi

"Liar", l'intro più interessante fino ad ora, pezzo leggermente e dico leggermente davvero più tecnico dei primi tre . ritornello apparte, pezzo che si evolve in riff sicuramente più interessanti e un po' meno monotoni.

"God save the queen", un classico dei sex pistols, un incedere così facile da capire che ci pseudopogherebbe a tempo anche un bambino di sette anni. La loro "smoke on the water" , pochi secondi e tutti sotto al palco a cantare l'intera canzone parola per parola. E ovviamente il tutto accompagnato da spintoni e pogo, elementi caratteristi di questo sound.

"Problems", l'intro che mi piace di più, e anche nell'insieme è il pezzo che più mi convince. Fra i più lunghi di tutto l'album ma anche quello cui prestato ascolto con più piacere. Segno particolare: il non-melodioso problems ripetuto all'infinito.

"Seventeen", uno dei pezzi meno noiosi e monotoni, 4/4 punk quasi assenti, peccato sia anche il più breve.

"Anarchy in UK", l'altro grande classico dei sex pistols, ormai commerciale come una lattina di coca-cola o di pepsi.  Pezzo simpatico e anche tutto sommato divertente da ascoltare, ma che personalmente mi annoia già al terzo minuto.  Come tutto "nevermind the bollocks" è godibile al massimo solo in dimensione live, alias la sua vera natura.

"Submission", forse il pezzo più lento di tutto nevermind, ma anche quello più noioso. Da saltare dopo il primo minuto.

"New York", intro e prime parti interessanti poi il tutto sfocia nella solita e ormai prevedibile struttura ritmica più volte ritrovata in tutto l'album.

"EMI", stessa opinione che ho degli altri pezzi, un 4/4 a tratti monotono ma divertente da ascoltare. Un eee-mmm-iii che molto facilmente entra nella testa e non vi ci esce. Pezzo di chiusura carino ma nulla di che.

Opinione complessiva: all'ascolto del CD sono stati 40 minuti di divertente e piacevole ascolto. Talvolta si è caduto nel ridondante ma non c'era da aspettarsi altro dato che stiamo parlando di "punk". La mia analisi talvolta superficiale di una singola canzone è dovuto soprattutto da questo, non c'è molto da dire di una canzone che sostanzialmente nelle sonorità riprende le altre.  Ma la vera dimensione di questa musica è live, il pogo e il sudore tutto insieme inevitabilmente.

Ho completamente e volutamente trascurato l'aspetto dello pseudo - impegno sociale (e quindi dei testi), dei sex pistols in quegli anni; a mio avviso un elemento secondario e quasi superfluo, sopratutto considerando il mio incipit iniziale sul gruppo che adesso riprendo: Malcolm McLaren re degli uomini d'affari, altro che Silvio Berlusconi o Mario Monti. Riuscirebbe a risollevare anche una situazione tragica come quella italiana.

Conclusione: album che nel bene e nel male si dovrebbe far ascoltare a ogni adolescente in crescita o che sia musicalmente un minimo curioso; ma sulla quale non bisogna cristallizzarsi, bisogna ricordare che anche solo in quell'anno uscivano album che considero molto più interessanti, quali per esempio "Marquee Moon", "Exodus" o addirittura "Bjork", il primo album dell'omonima cantante islandese, allora undicenne.

Conclusione sintetica: album da ascoltare prima o poi, ma certamente non è l'apice della musica del ventesimo secolo.

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