Anno di grazia 1977…
La musica rock da di sé un'immagine ricercata, a suo modo raffinata ed estremamente complessa.
Ad un tratto il caos: 3 singoli di un gruppo sino ad allora sconosciuto travolgono, letteralmente, il panorama sonoro dell'epoca.

Anarchy In The U.K., God Save The Queen, Pretty Vacant, questi i tre pezzi micidiali che sbattano i Sex Pistols (Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook sostituito poi dal tristemente noto Sid Vicious) nel bel mezzo del music business.

Lasciamo stare i soliti e ritriti commenti del caso: che Rotten e soci non avessero la minima idea di come si suoni una canzone è fuori di dubbio, che le magiche mani del manager Malcolm McLaren abbiano saputo muoversi con astuzia e notevole maestria nella promozione del gruppo è altra cosa certa.
Resta però incredibile l'urgenza espressiva vomitata senza risparmio da questi ragazzi, resta un incredibile senso di disagio e la necessità di sbattere la propria disomogeneità in faccia al mondo, resta quello che in fondo è (è stato?) il punk.

Un'attitudine che ha mutato dal profondo un'epoca, un'attitudine che trova e ha trovato nella musica uno dei suoi canali comunicativi preferenziali, un'attitudine che sta tutta nell'attacco, devastante, del loro brano forse più famoso: "I am an antichrist, I am an anarchist..."

Scardinati, irriverenti, scomodi e fastidiosi... Fondamentali insomma.

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