Quando ascoltai la canzone numero 8 del disco per la prima volta, sul mio Bari-Roma delle 8.14 all'altezza del Casertano, dissi al fedel Federico che se in quel momento mi fossi trovato sull'orlo di una scogliera mi ci sarei lanciato correndo e gridando a squarciagola. In quel vuoto di cui avevo bisogno, tra due parentesi ancorate alla mia vita. Poi pensai di inviare qui questa recensione.

Mentre seguivo quei paurosi vuoti d'aria con i miei sensi ed i miei sogni, e le foglie verdi che fuggivano via umide sul mio finestrino, parlai con gli occhi ad un coniglietto con la zampa intrappolata, feci un salto sulle scale di un paradiso scandito da gocce dorate e planai sull'inferno accarezzando il fuoco con le mie mani.
Tremai per una notte in un bosco assorbito dalla notte. Il freddo ed il caldo. Il giorno e la notte. La vita e la morte. In un salto abissale fra due parentesi.

Questi sono i Sigur Ros. Il vuoto di un attimo immenso, giusto il tempo di toccare la brezza lucente della vita. Sono arrivato a Termini, dove il mio segreto sarà costudito fra i passi veloci della folla di mezzogiorno.

Carico i commenti... con calma