Strapiombi lunari affacciati sui tuoi deserti, tutti i tuoi deserti custoditi da anni. Placidi, bollenti, pieni solo di immagini. E ali. Immobli ali. Esci, chiudi la porta, c’è il fuoco. È dentro. Dentro il tuo sorriso, le mani, la voglia assoluta di strappare la vita, la non-vita che danza. Guardati, non sei niente, mille corpuscoli di azzurro, sei. Chiudila questa porta, pazzo, è il non-paradiso, sei tu. Ma sono solo sillabe balbettanti, tu non puoi chiudere nulla, è il vero mondo: non capisci ? Quello che hai sempre visto, quello che ti ha sempre curato. Soffi, apostrofi, angoli sghembi, distese, insofferenti distese aperte nel bianco più bianco del bianco. Brividi, e ghiacci fusi, è la corda dissonante della tua gola, fumo della tua cenere che risorge. Tu ti perdi: non puoi. Non puoi fermarlo: è ovunque. Chiamalo come vuoi. È il demone, il tuo cuore bambino, il giglio spezzato, il magma, il vuoto cupo e nero, acqua, acqua acqua, aria. Il tuo cuore bastardo, l’orgasmo, il serpente nascosto. Avvicinarsi allo strapiombio prego, c’è una ninna nanna dolcissima, un bacio tenerissimo, la foto del nulla, tua madre che ti guarda. Vita abbraccia non-vita, sei tutto. Scava, il Golgota è mondo, è l’ora. Crescere per tornare indietro, stendersi per salire. Cadere. Brulicanti fosse comuni dove seppellire le incudini che ti schiacciano, vola. E guarda dall’alto, pinete e ghiacci, isole nude, squarci di vuoto chiusi dentro squarci di fuoco. Hai aperto la porta per sempre, lo sai, ti hanno preso. E mai fu più bello, mai fu più vero. Hai finito di essere te, mordi e piangi, fallo adesso, la tua parola pura, il tuo petto grondante, tu nell'immenso, l'immenso in un pugno, hai tanta vita, costruita sul tua amata non-vita, creature galoppano intorno, ti amano. Ti amano. Ti amano. Ti amano. È per questo che hanno deciso di ucciderti. Brilla, fa vedere come lo specchio si è rotto, e tutti i pezzetti di te si ricompongono, in ordine sfuso, tracciano le linee vere, spostano il nero per farlo più nero, l’hai sempre voluto, l’hai sempre cercato, l'oltre, il buio, il cielo, il disordine, l'armonia del disordine, il pianto infinito, le tenerissime voci delle lacrime, accodate una ad una, percezioni inesaudite, animali malati, ormai liberi, tutte le gocce versate, e ognuna ha il suo nome, il tuo viso, la morte. La morte, la morte, e la luce. La luce. La l-u-c-e. Shhhhh. Tu. L'universo. Dio. E il nulla. Il nulla del tutto. Il grido. Silenzio. Inviolata coltre di silenzio che ti assorbe. Prosciuga vita dentro non-vita dentro morte. L’inizio. La fine. L’inizio della tua fine. La fenice che garrisce. La neve. Becchi ritorti e palme nane. Tutti gli impensabili secondi infiniti. Paura. Cio che è stato e cio che non sai. Quello che sei. Il nervo che figlia follia. La piramide capovolta. Occhi dentro occhi ciechi.

Sigur Ros. Untitled. Nient'altro.

Ah, ok, volete una recensione più "normale" (siete troppo normali):

Paesaggi sconfinati, profondità sonore di penetrante intensità emotiva, dove il viaggio fra la terra e il cielo, fra le tenebre e il sogno, fra la vita e la morte, ti porta alla scoperta di un mondo immaginario, incredibilmente reale e perfetto. Puoi definirla musica post-rock, o alternative-prog, forse sperimentale, o più semplicemente musica dell'anima. E' incredibile come un gruppo proveniente da una terra così lontana come l'Islanda, o forse in realtà da qualche mondo ancora più alieno, riesca in pochi istanti a creare una dimensione sonora e spirituale che riconosci come estremamente vicina, le vibrazioni che hai sempre ascoltato, ma finora solo dentro di te. E quello che è successo a me, una volta sentiti, capisci che non puoi più farne a meno. Perchè danno sostanza e speranza, scavano oceani e innalzano montagne, trasformano i momenti, riempiono vuoti incolmabili, ti avvicinano a Dio. Ti nutrono. Se vuoi volare al di là di tutto, fermare il tempo, e seguire il ritmo lento di un battito, che dalle distese immobili di ghiaccio sprigiona la devastante maestosità di un fuoco sommerso, se vuoi smaterializzare i contorni dell'aria e dilatarla fino a vedere oltre la luce, se cerchi qualcosa dentro di te, qualcosa di vero.... questo è il tuo disco, questa è la musica, questo è il momento...

Masterpiece

Elenco tracce e testi

01   [Vaka] (06:38)

you sigh low tonight
you're so alone
you're so
you sigh alot and fight
you're so lost
you're so
you fight so low
you're so alone
you sigh low
your sighs are low
you're so

02   [Fyrsta] (07:33)

03   [Samskeyti] (06:33)

04   [Njósnavélin] (07:32)

05   [Álafoss] (09:57)

06   [E-Bow] (08:48)

07   [Dauðalagið] (12:59)

08   [Popplagið] (11:45)

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Altre recensioni

Di  microman

 E le parole non contano, cosa le canzoni dicono lo crea la vostra testa.

 Gli accordi sarebbero anche uplifing, che tirano su, ma le distorsioni in sottofondo, seppure delicate danno un senso di angoscia.


Di  TheBlackAngelsDeath

 Se in quel momento mi fossi trovato sull'orlo di una scogliera mi ci sarei lanciato correndo e gridando a squarciagola.

 Tremai per una notte in un bosco assorbito dalla notte. Il freddo ed il caldo. Il giorno e la notte. La vita e la morte.


Di  Moridin

 La musica dei Sigur Ros riflette la solitudine dei ghiacci perenni d'Islanda e la malinconia della notte senza fine.

 Lo ascolti e ti piace anche se non riesci a capirne il motivo, ti seduce e ti cattura prima che tu riesca ad accorgertene.


Di  fede

 "( ) è in assoluto l'album più commuovente, emotivo, ricco di pathos, di lacrime, profondo, oscuro e lucente che conosco."

 "Più che un disco un’esperienza di vita, un portale verso luoghi interiori mai esplorati."


Di  Listening Room

 La voce diventa puramente uno strumento musicale, capace di suscitare emozioni che a parole non possono essere espresse.

 Questo disco rappresenta il trionfo dell’insensatezza, l’accettazione serena di qualcosa a cui non si può e non si vuole sfuggire.