E con questo ennesimo puzzle di canzoni storiche (per non dire "sempre le stesse") il nostro Mick Hucknall, vinaiolo naturalizzato italiano, unico reuccio del marchio Simply Red praticamente da sempre, ha avuto la brillante idea (!!) di reinterpretare i suoi brani in salsa latin-pop che tanta fortuna ha portato a Santana 3 anni fa.

Le canzoni, se non fosse la milionesima volta che le sentiamo, sarebbero anche belle, insomma, di buona qualità rispetto il genere é che il mood generale a mancare. Insomma, poca anima e tanto mestiere (si sente la mancanza "del gruppo" intenso come "anima coesa di musicisti con un progetto comune" a favore di un assemblamento di musicisti/turnisti, tecnicamente bravi ma con poca anima - problema sempre avvertita nella produzione del nostro -). Mano a mano che il disco spara le sue cartucce si ha l'impressione di ascoltare un gruppo da piano bar da crociera (di lusso, per carità!) con le gigionerie classiche da repertorio "chetantopiaceairicconi". Il singolo "Perfect Love" ormai stra-abusato dalle radio italiche é il classico Hit che immancabilmente il nostro sforna anno dopo anno: caruccio, orecchiabile, quel tanto latino, col ritornello facile e memorabile che, guarda caso, coincide col titolo del brano (puoi anche non ricordarti il nome del gruppo ma al momento dell'acquisto, ai cassieri é facile cantarlo e quelli capiscono al volo...). Qua e là, dolci ballate sdolcinate e romantiche, in perfetto stile da crooner navigato, vedi "Your Mirror" o la ex danzereccia "Fairground" ora diventata una love song alla Earth, Wind & Fire. Qua e là scampoli di jazz, ma non troppo per carità, briciole di pop & soul, ma non troppo, avanzi di salsa e latin-pop, ma quel tanto da far sembrare il tutto qualcosa di rinnovato. Insomma, si cambia, si arrangia, si suona per far sembrare tutto come prima: già sentito e, in più, suonato leccatino da buon mestierante. L'anima soul e R&Blues degli esordi é un lontano ricordo, ci resta questo futuro cantante da piano bar, anche bravo nell'interpretare con stile questi brani (sentire la scialba versione di "Everytime We Say Goodbye"), sulla scia di Bublé & C. che piace a tutti e che ai concerti (in teatri, of course) fa battere il tempo pure alle vecchie carampane ingioiellate in platea. Il prossimo passo? Una futura collocazione? Forse condurre l'orchestra di un programma di Rai1, un po' come Paolo Belli, e diventare un personaggio tra il patetico e il nostalgico. Scomettiamo? Prendere o lasciare.

Assolutamente prescindibile.

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