La musica dei Six Organs of Admittance, il progetto principale e solista che il chitarrista Ben Chasny (chitarrista anche dei Comets of Fire e coinvolto in diversi progetti tra cui collaborazioni con Current 93 e Magik Markers) porta avanti oramai dal 1998, è una specie di rifugio sicuro dove andarsi idealmente a nascondere in quello che può essere un processo meditativo e di ricerca interiore che non sia del resto necessariamente di natura riflessiva oppure speculativo, ma anche solo e semplicemente consistente nel perseguire il raggiungimento di una certa pace. Una sensazione di quiete interiore quasi infantile e primitiva nella sua semplicità come possono essere quelle che nel linguaggio comune definiamo come le 'piccole cose della vita'.

Sensazioni e desideri e bisogni apparentemente semplici e allo stesso apparentemente contrastanti con quelle che sono le capacità tecniche e il talento artistico di un artista che si ispira chiaramente a musicisti come John Fahey oppure Sir Richard Bishop (Sun City Girls) e con cui peraltro condivide (assieme al batterista Chris Corsano) un progetto musicale più che interessante, i Rangda, e che più in generale si rifa deliberamente alla tradizione del primitivismo americano che è qualche cosa che continua a avere ancora oggi un suo certo fascino e un buon numero di musicisti anche noti che vi si dedicano al proseguimento della tradizione anche rinnovandola (vedi Glenn Jones).

Rinnovando la partnership con l'etichetta Drag City Records, Ben Chasny ha pubblicato il suo ultimo lavoro ('Burning the Threshold') lo scorso febbraio: è un disco dai tratti 'gentili', come ha voluto descriverlo lo stesso Ben, e che concettualmente vuole ispirarsi proprio a questa gentilezza e 'cortesia', nel senso più nobile del termine, nella comprensione del percorso circolare della vita costruito su elementi e sentimenti potenti come l'amore e il perdono.

Proprio con questa stessa gentilezza, la musica delle canzoni riesce in maniera forte a descrivere i temi accennati a partire dalla prima traccia, 'Things As They Are', dove subito ci appaiono evidenti le caratteristiche tipiche del progetto Six Organs of Admittance. Una psichedelia folk intrisa di primitivismo e dove nessuna nota è casuale ed è sempre strumentale al piano più ampio e complessivo della canzone.

Accompagnato in queste nove canzoni da musicisti bravi come Cooper Crain dei Bitchi Bajas alle tastiere, da Haley Fohr (Cirtui Des Yeux) alle voci, Alex Neilson, da Ryley Walker alle chitarre (nel pezzo strumentale 'Around The Axis', dove le due chitarre, quella di Walker e di Chesny, vengono registrate ciascuna su di un canale diverso) e il già citato batterista Chris Corsano, nel disco troviamo anche special guests come Damon & Naomi che regalano una suggestiva e importante prestazione canora in 'Under Fixed Stars', una traccia acustica costruita su di una scala di colori dal rosso al violetto e dove le voci fanno da contraltare alla dispersione del suono.

Si alternano così pezzi strumentali come 'Reservoir' e 'St. Eustace' (notevole il contributo di Chris Corsano in questa seconda occasione) e altri cantati come 'Adoration Song', una specie di inno alla bellezza; 'Taken By Ascent', il pezzo più sperimentale del disco, una traccia di sette minuti in cui - caso unico dell'intero disco - fanno la sua comparsa il suono della chitarra elettrica e strumentazioni tipiche della psichedelia anni sessanta come organo elettrico e sintetizzatori di cristallo; la title-track 'Threshold Of Light' in cui il primitivismo incontra certe atmosfere misteriose e tipiche di un certo progressive anni settanta. Infine 'Reflection', che poi sarebbe il testamento spirituale dell'intera opera, una traccia folk meditativa e in cui il cantato è appena sussurrato e ripropone quella 'gentilezza' ispiratrice della musica di Ben Chasny e che rende l'opera nel suo complesso oltre che un piccolo gioiello della musica folk, qualche cosa che abbia un contenuto di per sé taumaturgico.

Lontano da essere una specie di ciarlatano o da qualsiasi contenuto di natura acido-psichedelica e ispirato a principi come sciamanesimo e antiche religioni vediche, la cura che propone Ben Chasny sta nel ricercare e ritrovare se stessi in processi che sono psicologici ma anche più semplicemente tradizionali per ritrovare oppure trovare il benessere: il respiro diaframmatico, la contemplazione di spazi aperti e sconfinati, un ritrovato rapporto con la natura e in ogni caso l'ambiente che ci circonda e il sentirsi in pace con se stessi e con il mondo.

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