Valido progetto Viennese, sulla falsariga dei conterranei Kruder & Dorfmeister, i Sofa Surfers, malgrado un background e discografia minore rispetto ai blasonati cugini, si sono col tempo ritagliati un ruolo di primo ordine sull'interessante panorama austriaco. Dopo svariati cambi di stile ricorrenti ad ogni pubblicazione, (chi ha poi sentito anche l'insolito omonimo sequel, potrà ben comprendere), i 4 dj producer austriaci stavolta optano non tanto per un ovvia e limpida esplorazione di nuove sonorità, influenze e sperimentazioni, (cosa di certo non nuova nel genere), quanto ad un interessantissima alchimia sonora su cui si basa tutto o quasi questo terzo lavoro in studio che risponde al nome di "Encounters" edito nel 2002. Suoni dall'attitudine "dirty" (scratch, fx meccanico-industriali, ritmiche spinte e beat incalzanti) si mischiano a strumenti più umani e classici (archi, violini, organi, sax, piano); i loro territori di caccia spaziano dal dub, al reggae, trip hop, breakbeat ma sopratutto Hip Hop, l'ingrediente principale di gran parte di questo disco.

Che l'Hip Hop sia un genere adattabile e affiancabile alle più svariate sonorità / generi è ormai cosa nota, basti pensare alla hip-house dei primi anni 90, ad alcuni episodi della discografia Chemical Brothers, ad alcune produzioni Trickyane, ai numerosi progetti elettronici che hanno abbracciato la scelta di linee vocali rappate, passando per le più commerciali proposte pop che sempre più spesso si avvalgono di beat-ospiti-rappati Hip Hop, e potrei continuare per ore, ma qui non ci si ritrova davanti alle sonorità di Juxtapose, tantomeno gli Outhere Brothers, i collage di Norman Cook o chi altro, bensì un qualcosa per certi versi nuovo ed inusuale. L'attitudine street della doppia H infatti incontra adesso gli avanguardismi elettronici del quartetto austriaco, i cazzeggiosi e solari cantati ragga si affiancano ora a produzioni oscure di stampo urbano-industriale che ci riportano con la mente in terra austriaca, panorama ben lontano dai briosi colori reggae. Nulla di nuovo si potrà pensare, ma è con un ascolto concentrato e tecnico che si comprende appieno questo lato fondamentale, che di fatto è il concetto su cui ruota tutto l'operato, e che risulterà poi essere la famosa alchimia che contraddistingue Encounters, un alone di nebbia, cupezza e agonia sonora di indubbio fascino. Non ci sono descrizioni nè sample che tengano, potrei sgamare qualche versetto da qualche poetucciolo da quattro soldi, per evidenziare la decadenza di questo lavoro, oppure prendere in prestito qualche paragrafo dalle recensioni più teatrali, o perchè no, piazzare un "agghiacciante" di qua, un "mal di vivere" di la, ma non occorre, questo disco va solamente ascoltato per tutta la sua buona ora di durata per ben capirlo, improbabili licenze pseudofilosofeggianti lasciano il tempo che trovano, tuttavia un quadro generale di quello che si incontra su tale album è quantomeno d'obbligo.

Molti gli ospiti illustri (cantanti, rappers, raggers, scratchers) che collaborano alla causa : dall'ex Jungle Brothers Sensational, che mette a servizio il suo flow perfetto sulla cupa e tagliente "Formula", al valido Oddateee (della crew Labteks) che presta il nome sull'incisiva "21 St Century Army" (piena di insoliti pattern ritmici, suoni industriali e basse frequenze al limite del subsopportabile), per passare a Dj Collage che collabora in ben 3 tracce (le vorticose chiamiamole pure "raggadark" "Babylon Tymes" "Passin 'Tru" e "Twisted Tongue" che sono l'esempio più concreto, sia dell'incontro tra le ganjalands con le smoggose capitali industriali europee, che di quell'alchimia tanto decantata dal sottoscritto. Mc Santana invece mette mani sull'inquietante "Selling Souls" dove breaks imbizzarriti si alternano a pause disturbate e punti morti con singolari sprazzi di oriente. Mark Stewart fornisce invece voce e scratch sulla durissima "Home Truths" ricca di svariate influenze che spaziano dal rock al trip hop. All'interno delle offuscate 13 tracce di "Encounters", trovano spazio anche frangenti più "illuminati" che fanno la loro degna figura all'interno di un lavoro mai così tenebroso e opprimente : è il caso delle spruzzate soul della profonda "Can I Get A Witness" (notevole il cantato di Dawna Lee) e il capolavoro "See The Light", forte della prestazione vocale del compianto Junior Delgado, che mette in spolvero tutta la potenza ed espressività della sua voce. La descrizione di questi due brani? Più o meno quello che sentirete in tutto l'album, salvo il fatto che qui sono Junior e Dawna a restituire un po di vitalità alle produzioni dei Sofa, tutto il resto è buio pesto, e NON CI SONO ulteriori sprazzi di luce. 

Apprezzo sempre qualsiasi prodotto che esca da schemi prefissati, dai clichè degli ancora più prefissati generi, più è incatalogabile un prodotto più ne rimango affascinato, sembra essere un trailer del disco appena recensito, un lavoro certamente di non facile ascolto e/o assimilazione, vuoi per le troppe influenze, vuoi per la totale assenza di chissà quali schematiche generi-classe che sempre più schematici ascoltatori wannabes ricercano, ma sopratutto per l'atmosfera confusa, minacciosa e turbata che regna sovrana per tutti i sessanta minuti, che di sicuro non rende Encounters, ne il classico disco da relax, ne un hip hop da jam throw your hands up in the air, ne la colonna sonora ragga per stonarsela in compagnia. Ecco, forse per un improbabile viaggio per nuvolose mete industriali, metropoli post guerra, tormentate aree urbane, potrebbe andare bene.

PS: Un consiglio? impianto appalla, luci spente, track strumentale numero 13 on air "Gamelan", sfido chiunque a non rimanerne ipnotizzato/estasiato. Disco Imperdibile. 

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