New York è una delle città più affascinanti che abbia mai visto. La sua anima tossisce. Tra i grattacieli di Manhattan, tra le botteghe di Chinatown o tra le scale antincendio del Bronx: dovunque ti trovi, la sua multiforme personalità ti prende e ti strattona. Di New York, non riesci mai a capire quale sia l’anima più attraente.

New York ha tra le sue anime anche della gente un po’ schizzata e bohemien, come il poeta Mike Doughty, che guida (guidava, ahimè) una band veramente fenomenale, un crogiuolo di idee d’avanguardia.

Più raffinati dei Cake, più trascinanti dei Morphine, più avanti di Beck: riferimenti veri e propri non se ne trovano. Mike Doughty ha definito la musica del suo gruppo con tre paroline: “deep slacker jazz”. Non è che abbia mai capito bene cosa intende, fatto sta che nel loro sofisticato sound di jazz ce n’è parecchio e di cazzoneria pure. Debuttano nel 1994 con questo memorabile Ruby Vroom (Slash), in cui il free-style intellettuale di Doughty, superbamente supportato da una geniale sezione ritmica (Sebastian Steinberg al contrabbasso e lo straordinario Yuval Gabay alla batteria), si esprime con l’esplosiva originalità propria solo degli esordi. Ascoltare, per credere, Bus To Beelzebub, Moon Sammy, Screenwriter’s Blues, True Dreams Of Wichita.

I Soul Coughing sono uno dei gruppi più affascinanti che abbia mai ascoltato. La loro anima tossisce. Tra il drumming jazzistico, tra i sample elettronici, tra le schitarrate sincopate: dovunque mi trovi, la sua multiforme personalità mi prende e mi strattona. Dei Soul Coughing, non riesco mai a capire quale sia l’anima più attraente.

Il rock della chitarra, il funk dei campionamenti, il jazz della batteria, il rap del cantato… Come per New York, probabilmente, il fascino è nel mix.

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