Kubrick non è un genio, Allen è un genio. Kubrick è semplicemente uno straordinario "artigiano del pensiero", uno che non "crea" ma "rielabora", non è un "genio" ma è "geniale".

Discorso parzialmente differente va fatto per questo film, uno dei più grandi della storia del cinema. Questo film è semplicemente immenso. Tentare di spiegarlo sarebbe come tentare di oggettivare l'Essere, rinchiuderlo nella mera sfera del sensibile. Costringerlo alla "non-evasione" dalla propria autoreferenzialità, uccidendolo in una realtà speculare e narcisistica lontana dalla soggettività umana avente una struttura aperta allo stupore e alla risignificazione di se stesso e del proprio passato e alla progettazione del proprio futuro.

Questo film è unicamente il dettato del pensiero della evoluzione umana immaginata da Kubrick e sviluppata nella parzialità del linguaggio simbolico delle immagini e dei suoni, che non si lasciano afferrare completamente perché inafferrabile è la capacità dell'uomo di essere "formatore di mondo". La soggettività dell'uomo non si lascia mai esaurire, ma si rinnova e si apre sempre a nuovi contenuti, perché infinita è la capacità dell'uomo di aprirsi a nuovi argomenti e di dargli i significati che egli ritiene opportuni.

Potrei dirvi tante parole, ma sarebbero solo parole. Potrei farvi dei nomi (Pirandello, Nietzsche, Lacan, Kierkegard, Hegel, Heidegger, Freud, Bauman ...) ma sarebbero soltanto nomi. Potrei dirvi di come il film sia realizzato in maniera tecnicamente superba per essere del '69 e di come il montaggio e la regia siano impeccabili come impeccabile è la scelta di far parlare le immagini, ma questo non vi aiuterebbe a "capire" il film. Potrei darvi una mia interpretazione (evoluzione nichilistica, morte dell'Io in quanto soggetto, nascita del fancilletto di stampo Nietzschano, compimento esistenziale dell'Ente uomo... il monolito come idea di inconoscibile o di eterno ritorno... morte della forma, l'inutilita del tecnologico, lo strumento che diventa soggetto, l'usato che diventa usante, concezione funzionalistica della vita che sostituisce stupore e introspezione, rapporto di autoreferezialità tra sistema e ambiente, logos e nomos, l'uomo zoologo di se stesso... profetizzazione della civiltà moderna affogata e dominata dal mercato che ci incontra come numeri e non come soggetti...) e probabilmente questa mia interpretazione non sarebbe molto differente da quella di Kubrick, tuttavia ella non può definirsi "giusta", perché non ne esiste una "giusta". Ognuna è portatrice di una verità parziale in cui tutti possiamo riconoscerci attraverso la parola che ci apre alla trialità del linguaggio come avvicinamento alla Verità assoluta (inconoscibile dall'uomo in quanto tale).

Quest'opera va semplicemente guardata, non va capita o analizzata, non è il teorema di Pitagora o una formula matematica, ma è la trasposizione astratta e simbolica, su pellicola di una mente che immagina l'evoluzione umana dal suo incipit al suo acme evolutivo e tenta di mostrarla al mondo attraverso l'apertura interpretativa che suscitano immagini, suoni e (poche) parole.

E voi, perchè leggete queste righe? Credete veramente che queste parole possano spiegare un film del genere? Sono solo l'espressione semiotica di quello che sto vagamente percependo mentre, adesso, sto rivedendo questo film... queste parole esistono in una concezione propriamente numerica già data, sono solo la somma delle esperienze e che non evadono mai dalla cerchia di "ciò che è stato scritto". Esistono come frutto di un linguaggio simbolico che non si rinnova nel suo trovarsi in una condizione meramente formale come "insieme di segni". Questi segni telematici che vedete scorrere sono solo il concretizzarsi di momenti a-soggettivi che scivolano l'uno dopo l'altro, privi della durata di uno scopo, che costituisce l'orizzonte esistenziale di ognuno di noi.

Se vi state chiedendo cosa dica questa recensione di "2001: Odissea nello spazio", la risposta è niente. Tuttavia fidatevi, non può esistere recensione più esaustiva.

"L' uomo è condannato ad essere libero, anche in un carcere, messo in catene e vicino alla morte, può progettare la sua fuga"

Un grande uomo.

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