Stanley Kubrick - "2001 odissea nello spazio" (1968)

Qual è il messaggio di questo film? Me lo sono sempre chiesto fin da quando lo vidi la prima volta in un cinema di seconda visione ch'ero poco più d'un ragazzino. Il cinema si chiamava Aniene, prima che diventasse d'essai, poi sala a luci rosse e infine un locale notturno multiuso - l'Horus - e infine chiudesse per sempre: ma almeno si salvò dall'onta della multisala.

Ricollegando questi sbiaditi flash -al magnesio!- arrivai a 2001 grazie ad un clone televisivo, un carosello per le gomme Michelin, intitolato Oltre lo spazio, oltre il tempo -regia di Paolo Casalini- un clip per quei tempi assolutamente bello e inquietante, che aveva per protagonista un astronauta, e si rifaceva appunto al 2001 di Kubrick. Randomizzando con un altro film del genere, il fantaecologico 2002, la seconda odissea, approdai un anno dopo al film giusto.

Memoria random, o cache, la forza di questo film è nella sua ellitticità, nel suo rimando polisemico a molteplici piani di lettura; è in fondo un film religioso, quasi cosmogonico, che apre una finestra mitologica sul destino umano: tesi della pellicola e del racconto di fantascienza La sentinella di A.Clarke da cui è tratto, è che l'uomo segua il percorso evolutivo di un piano cosmico sconosciuto, segnato quasi zodiacalmente da scadenze astrali e osservatori extraterrestri -le sentinelle appunto- che hanno nel monolite nero il loro arcano Convitato di pietra. Dal caos primordiale un divino fiat lux genera i soli , e i sistemi stellari: il film si apre appunto con la sizigia degli iddi astrali, il Sole e la Luna, il connubio cosmico di energie che crea la vita sulla terra.

Nella sua infanzia, l'alba, l'Uomo dalle sue origini brute, collettive e tribali, arriva creare una civiltà tecnologica grazie a una millenaria lotta per la vita, prima contro la natura madre e matrigna che lo relega a primus inter pares cogli animali, poi con i suoi stessi simili, con la violenza e poi la guerra. Sarà la Scimmia guardalaluna a creare il primo iato tecnologico da cui non ci si fermerà più: la prima arma, un osso, il primo dei media, ciò che filosofo Malcom McLuhan definiva come estensioni dell'uomo, estensioni fisiche: il piede viene esteso attraverso la ruota, la ruota ulteriormente si estende attraverso il treno, poi diventa automobile e, attraverso queste forme di estensione fisica, si arriva all'occhio di Shiva della macchina da presa che riprende con un volo cosmico la danza delle astronavi: sono passati milioni di anni in un secondo.

Il monolite, l'intelligenza aliena, fà la sua prima apparizione, nel momento cosmico più propizio e atttira in una sorta di magnetico fuoco intellettivo la tribù belluina, di cui sarà l'occulto responsabile della mutazione che sta per fare del primate un uomo. Il prezzo sarà la violenza della lotta, per l'evoluzione. Lo stesso prezzo di sangue che pagherà l'astronauta Bowman per diventare il superuomo che sconfigge la macchina perfetta, dopo che il suo equipaggio viene sterminato dal computer di bordo, Hal 9000. Nel cielo oltre Giove, Bowman lascia l'ultima protesi fallico-tecnologica, l'astronave , per entrare in un viaggio astrale e atterrare in una sala stile 700 -secolo dei lumi e ossessione del regista- e lì invecchia e muore in pochi secondi, per ritornare il Figlio delle Stelle chiuso in sé stesso come un primordiale, sferico, androgino di Platone: il cerchio della storia umana così si è chiuso, l'uomo viene dalle stelle, ha in sé un quid di mente divina in comune con altre razze aliene tecnologiche dell'Universo; l'infinitesimale seme spermatozoo supera e ripercorre tutte le possibilità animali, a testa bassa feconda l'ovulo femminile, e ripercorre le acque della Creazione, si fà antropoide, poi interviene un quid che lo fà finalmente uomo, poi guerriero, legislatore, tecnocrate, infine cosmonauta, e persino crononauta; egli ritorna alle sue origini contemplative di feto spaziale: potrà inizierà a fecondare altri mondi, ora, come i padri dei padri venuti da altri mondi fecero prima di lui.

Un milione di scimmie che lavorano ventiquattr'ore su ventiquattro ad un milione di macchine da scrivere arrivano, se non a scrivere Shakespeare, per lo meno a formulare qualche frase di senso compiuto... ma per fare il salto di qualità tecnologico nel cervello umano vi è sepolta una scintilla del fuoco immortale degli Dèi.

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