Premetto. “Talking Book” insieme ad altri due album (forse “London Calling” e “The Velvet Underground & Nico” ) potrebbe far parte della trinità della mia formazione (musicale). Sì, vengo da queste dieci canzoni, ascoltate tanti anni fa per un estate intera attraverso una cassetta di quelle “arancioni“, col bel timbro viola della Siae, sgranata dalla sabbia che si infilava ogni poco nel mio walk-man, rallentata dalle lacrime che mi provocava l'ascolto. Lacrime di gioia, di dolore condiviso, di emozione pura. Questo è il "libro parlante", il germoglio di un ragazzo di colore non vedente che festeggiando dieci anni di apprendistato di cantante/musicista in una delle più influenti case discografiche del tempo, la Motown, decide che è l'ora di diventare adulto.

Dopo album e album pubblicati secondo i dettami dell'epoca, cioè con un paio di singoli-bomba da classifica e i restanti pezzi con funzione di riempitivo, arriva la svolta. Seguendo l'esempio dei colleghi Isaac Hayes e Marvin Gaye, Steveland Morris (divenuto poi in arte "Stevie Wonder" per il prodigioso esordio a poco più di dodici anni)) stipula nel 1971 un nuovo contratto per i suoi prossimi lavori, che gli garantisca pieno controllo artistico e responsabilità sul proprio elaborato. Dopo le prime, fulminanti intuizioni di "Where I'm Coming From" e soprattutto del visionario "Music of My Mind" nessuno poteva comunque aspettarsi l’anno seguente un "Talking Book". Un concept-album? Beh, se la propria vita può essere un concetto, questo è uno dei più grandi concept-album di sempre. Ed è solo la prima di una illustre serie di opere ("Innervisions", "Fulfillingness’ First Finale", fino al culmine di "Songs in the Key of Life") che da questa meravigliosamente si dipaneranno. Stevie non è più il bambino che si divertiva a percuotere le pentole in cucina mentre la madre era ai fornelli, non è più solo uno dei migliori armonicisti e tastieristi viventi, adesso è pronto per svelarci qualcosa di nuovo, nuovissimo. E si preoccupa che il prodotto finale sia per noi pienamente godibile. È qui che Wonder, espandendo finalmente il proprio raggio compositivo (costituito prevalentemente da canzoni d'amore e grintose denunce sociali), si pone come diretto erede e frutto ultimato della black music. Consideratelo come più vi aggrada; un incrocio tra Hendrix, Sly Stone e un innato gusto pop? Forse, ma al genio non ci sono molte spiegazioni. La persona geniale è tale per riuscire dove pochi o nessuno possono.

In questo caso a miscelare con sapienza, classe e focosità sperimentale la sensibilità e l'eleganza del pop-soul più melodico con l'energia e l'irruenza del funk più torrido. In copertina Stevie si trova in un paesaggio arido, quasi di origine vulcanica: qualcosa sembra stia per esplodere. E lui, con tunica fiammeggiante (e con una capigliatura afro che in futuro farà epigoni quasi quanto il mitico riff di "Superstition") risponde a quest'ebollizione panica con uno sguardo assorto, ascoltando silenzioso ciò che la terra ha da dirgli. Un novello Mosé che dalla cima del monte ci riporta la tavole mai scritte della nuova musica leggera? In un certo senso sì, con "dieci comandamenti" che non sono tanto da descrivere, ma da ascoltare e amare. Inni a Dio di inedità spiritualità (per un disco rock, intendo), innamoramenti cantati a più voci ("Sei la pupilla del mio occhio" dice Stevie -certamente immemore delle diottrie mancanti - alla sua amata nella magnifica "You Are the Sunshine of My Life"), fallimenti personali, jam con groove urlati, sudati, racconti folk sulla ghettizzazione e sul grande fratello orwelliano (prima di Diamond Dogs e Daria Bignardi)… "Talking Book" è un album da valutare col cuore, che catturerà e tradurrà in bellezza i vostri sentimenti più profondi. Ma renderà entusiasti anche i "semplici" amanti di musica, per le esecuzioni perfette, per i particolari sonori disseminati per il disco, lasciati apposta sotto ai nostri occhi solo per essere notati, per regalarci piccole meraviglie musicali che a ogni ascolto crescono in noi, ci procurano benessere e magari "servono" a qualcosa. Abbiate cura di opere come questa, sono rare.

P. S.: da notare che la mc di "Talking Book" aveva una tracklist differente, che - come spesso un tempo accadeva - prediligeva l'immediato ascolto dei due singoli di successo. Non risulta peggiore dell'attuale presente su compact disc, anzi la consiglio e ve la faccio presente.

LATO A 1. Superstition 2. You Are the Sunshine of My Life 3. You And I 4. I Believe (When I Fall in Love It Will Be Forever) 5. You’ve Got It Bad Girl

LATO B 1. Tuesday Heartbreak 2. Big Brother 3. Blame It On The Sun4. Lookin’ for Another Pure Love 5. Maybe Your Baby

Buon ascolto.

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