Ad esser sincero appresi dell'uscita di questo disco, soffermandomi a scrutare la vetrina del mio giornalaio di fiducia in cui faceva bella mostra un numero dello storico magazine musicale Ciao 2001, con una foto di Sting in copertina e la notizia di una imminente pubblicazione live. La tournée di supporto a "The Dream of the Blue Turtles" ha preso piede dopo tre warm up shows che la band aveva tenuto al Ritz di New York nel febbraio del 1985, a partire dal successivo mese di maggio per concludersi nel giugno del 1986 con l'apparizione alla McNichols Sports Arena di Denver (Colorado).

Il disco riflette senza approssimazione un periodo della carriera di Sting che lo ha visto circondarsi di infaticabili musicisti, contribuendo a dare ancor più concretezza al suo nuovo cammino da solista. Un perfetto collage di brani in cui seppur la leadership del gruppo non sia neanche da mettere in discussione ed il notevole talento dei musicisti in questione, fa sì che ognuno di loro sia in grado di giganteggiare senza limiti. Un divertimento ed un'esperienza unica che trasuda dai solchi di questo doppio live, in grado di portare l'inappuntabile drummer dei Weather Report Omar Hakim, ad affermare che la band messa su da Sting, fosse la migliore con cui avesse mai suonato!

Le tredici tracce (che non rispecchiano la track-list ufficiale) lasciano alla riuscita accoppiata che "Bring on the Night/When the World is Running Down ... Around" (tratta dalla serata tenuta il 23 dicembre del 1985 al Palais Omnisports de Bercy) il compito di irrompere attraverso le casse dello stereo in un'elegante e nuova veste, facendo credere a chi ascolta di essere parte integrante dell'esibizione parigina. Da "The Dream of the Blue Turtles" il primo assaggio lo si ha godendo della raffinatezza di "Consider Me Gone", passando per la delicata interpretazione di "We Work the Black Seam" e della stessa title-track fusa magistralmente con una rinnovata versione della sempreverde "Demolition Man". Il piacevole ripescaggio dal repertorio Police seppur sotto una veste più personale continua con l'imprevista "I Burn for You" dall'OST "Brimstone & Treacle" (in Italia con il titolo "Le due facce del male"), fedele all'originale nella prima parte e proscenio del mirabolante Hakim nella seconda, mentre "One World (Not Three)" fa il paio - seppur prevedibile - con "Love Is The Seventh Wave" in una versione lunga ben più di undici minuti. Ancora Police con "Low Life" che insieme ad "Another Day" (escluso da "The Dream...Turtles") dalla serata tenutasi il 4 dicembre 1985 al Palaeur, lo stesso tempio capitolino che aveva avuto l'onore di ospitare proprio i Police, appena nel gennaio del 1984. Non poteva mancare la soffusa atmosfera di "Moon Over Bourbon Street" tanto quanto la riconoscenza che Sting riserva al blues con il classico "Down so Long" (con una doverosa band introduction), lasciando la chiusura dello show alla flessuosità di "Tea in the Sahara", che dissiperà a chi ne avesse mai avuti, dubbi sul perché Brandford Marsalis lo considerasse tra i suoi brani preferiti degli inimitabili Police.

La contemporanea messa in circolazione nelle sale cinematografiche di un film light show, suscita ancor più interesse intorno all'irresistibile affermazione a cui l'ex insegnante di inglese è andato incontro negli ultimi dodici mesi. Un documentario-verità attraverso la cui visione è concesso il privilegio di assistere alla lavorazione di un brano, prima di giungere alla sua completa stesura, al making of di "The Dream ..." così come alle interviste ai musicisti ma anche alle prove del gruppo, che si svolgevano in una rilassata atmosfera in un castello alle porte di Parigi. Dalla stessa capitale francese è preso il live act di quando l'album d'esordio doveva essere ancora dato alle stampe, mentre la successione dei brani non rispetta di pari passo il disco, regalandoci anche episodi inediti come le esecuzioni di "Roxanne" o "Message in a Bottle". La scelta di inserire anche le immagini della nascita del figlio Jake, avuto da Sting con Trudie Styler, ci consegna anche un aspetto privato che l'artista in quel preciso momento ha voluto fortemente condividere con il suo pubblico.

M. Le Sting et Les Tortues Blue (questo doveva essere il titolo originale di "BOTN", la cui unica pecca è - forse - quella di non rispecchiare la sequenza dei brani rispettata durante i concerti) rappresenta un vero e proprio compendio dei momenti più significativi dell'attività live tenuta dal gruppo in più di un anno di date, in giro tra palasport teatri ed arene. Un particolare momento della carriera del musicista inglese e della sua band stellare, in grado di sorprendere e trascinare attraverso una personale interpretazione di una formula musicale che è un punto di incontro di molteplici culture, tenute insieme da un avvincente gusto pop che ne eleva straordinariamente il livello qualitativo.

Da ascoltare senza pregiudizi ... da avere senza dubbi!

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