Ho come l'impressione di avere 2 stomaci, mezzo intestino e un pene che è un entità a se (le dimensioni e le forme esulano dal contesto), cosa certa è il ripudio che provo verso il lavoro, o meglio verso l'inutilità che molti dei nostri lavori hanno (giornataccia).

Un ritorno alle "origini", mi accontenterei dei primi anni '30, periodo di mezzo alle 2 guerre "mondiali", periodo allo stesso tempo post & pre bellico, l' Africa se ne sbatte e di brutto e "The Kenya Session" ne è la tangibile prova anche se retroattiva, ad oggi siamo abituati a tutto.  

Sto pensando di fermarmi, prendere una penna e di scrivere la recensione (piano piano ci arriverò) a mano, leccare un francobollo e spedire, e poi dico ... troppo difficile per un cazzone come me, e poi DeBaser ... che cazzo di indirizzo ha?

Che Sven Kacirek sia un personaggio è indiscutibile.

1- Artista delle percussioni
2- Scrittore di percussioni
3- Drummer (o se preferite drum-man)
4- Eiaculatore elettronico

All'attivo i libri del "Maestro" d'Amburgo sono "Drum’n bass-Creative Concepts For Drummers" (1999) e "Secret Drum Grooves" (2001), lezioni di percussioni cartacee.

Kenya contro Germania, diamanti contro Volswagen, "negri" contro "crucchi", equatore contro gelo.

Un viaggio e un album pubblicato da PingiPung a febbraio del 2011.

L'ispirazione dai villaggi keniani, tutto lascia pensare a un futuro Uganda/Somalia/Tanzania ... Session.
La mente che si eccita nell'amalgamare culture completamente diverse, nel privare una razza (siamo una razza unica per chi avesse ancora qualche dubbio) di tutta l'inutilità che ci circonda spremendo la vita in un palmo della mano, shekerando il tutto, non può venir fuori altro che un lavoro (aldilà delle preferenze) interessante che coglie l'attenzione di tutti.  

Registrazioni in presa diretta cullate da basi di candida elettronica, il connubbio tra la rigida elettronica nordica e il viscerale ritmo tribale africano.
La marimba tanto bella da vedere quanto piacevole da ascoltare di "Old Man Small Studio" che subentra a un vortice di tante altre percussioni e al canto ripetitivo di Owino Koyo, oppure la medesima che accompagna l'incantevole voce di Ogoya Nengo in "Dear Anastasia".

Già con "Kayamba Tuc Tuc" e i gemiti di "Turkey Dance" l'album assume un carattere più sperimentale mantenendo sempre l'essenza (essenziale) dell'album. Lasciatevi trasportare a "zonzo" per gli emisferi del globo.

"Too Good To Be True" ... un carillon di cinismo.   

Altre chicche scopritevele. La tracklist:

01. Arsenal Aluny Village
02. Old Man Small Studio
03. Walk To Rangala
04. Dear Anastasia
05. Kayamba Tuc Tuc
06. Turkey Dance
07. Too Good To Be True
08. On The Coast
09. Lamu Sunsail
10. Maria
11. Paperflowers
12. Headphones & Headdress
13. Vuvuzela in White
14. Trickled Away
15. Takaye Preaching 

Album dalle mille sfaccettature, se proprio devo la catalogherei come "tribal-jazz" con spruzzate di "fusion-elettronica".

Album da ascoltare in ogni occasione, con chi volete e come volete (ci mancherebbe).

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