Il severo critico musicale Piero Scuraffi se ne stava sbracato in poltrona in mutande e ciabatte, nella penombra, con delle cuffie nelle orecchie. Era difficile dire se dormiva o che altro, e la sua pancia sbucava fuori dalla canotta sporca di sugo. Era la settima o ottava volta che mi trovavo di fronte quella scena, ed era la settima o ottava volta che i miei succhi gastrici si incazzavano. "Signor Scuraffi, dove appoggio questi dischi?"... "Signor Scuraffi? Signor Scur..."

Un rutto lampeggiò nel buio!! Il maestro alzò così la mano e indicò un angolo vuoto. Eseguii. Era ormai più di una settimana che lavoravo come aiutante nel suo appartamento; il mio compito era quello di mettere in ordine le cataste di vinili di sua proprietà, di spostare i dischi vecchi già sentiti per far posto ai nuovi, catalogando il tutto. Il tutto mentre lui sentiva in continuazione i dischi da “criticizzare”.
Voi direte: un lavoro così dovrebbe essere una pacchia per qualunque amante della musica e dei vecchi vinili, dannazione! E questo anche considerando l’ormai decennale totale odio da parte del critico verso un guppo come i Beatles, e quindi la totale mancanza di dischi dei medesimi in casa. Eh già, una vera pacchia! Beh, io direi: Ma anche No!

Sapete, non è stato il massimo aver dovuto imboccare quel brav'uomo ad ogni pasto e cambiare il secchio delle feci installato dentro la sua speciale poltrona-deluxe ogni sera. Certo, la paga era alta, ma ero arrivato ormai ad un limite massimo di sopportazione, sia da un punto di vista visivo-olfattivo che soprattutto uditivo. Diciamo che più un disco era “impegnativo”, più il nostro eroe tendeva ad osannarlo con strani giri di parole. Per esempio quella giornata era iniziata con l'ascolto mattutino da parte del sig. Scuraffi del famoso "Concerto per bicicletta da corsa e bicchieri di tamarindo in do" del temuto artista panamense Pri Cacapelota. Due ore e dodici. Allo stereo grande. Poi uno spuntino e di nuovo sotto, nell'ordine, con due dischi di new wave israeliana, con un gruppo surfista-avanguardista delle hawaii (tale Magic Tsunami’s Ass) e con la rara e proibita "Sinfonia per un ciabattino sarcastico" dell'ungherese Jhonny Mazurca II. Ora però dormiva. Alla grande.

Gli attaccai la flebo con la minestrina e mi sedetti nella penombra. Il mio sguardo cadde su dei vecchi vinili: Trout Mask Replica, Faust, Suicide, Red Crayola...e sì, caro e vecchio Scuraffi, me ne hai fatta conoscere di roba; dopotutto ti sono davvero riconoscente di cuore...Mi alzai per sistemare l'ultima pila di dischi, e inavvertitamente toccai col piede una sporgenza di una delle mensole basse. Mi distrassi e alcuni dischi caddero a terra e le copertine si ruppero, con un rumore di plastica modificato dal marciume del pavimento. Scuraffi si svegliò di botto e urlò nel buio: "Ma questa dissonanza è puramente paradisiaca-cacofonica-Roy Montgomery!!! Gli occhi spiritati brillavano nel buio, tipo quelli bianchissimi di Louis Amstrong. Il maestro poi terminò con una scureggia baritona, e ricadde moribondo sulla poltrona. "Ecco, appunto!" Ripresi i dischi e raccolsi i pezzi, ma mi accorsi di una apertura nella parete: "Che diavolo?... "

Doveva essersi aperta una parte di muro, era una porta segreta, forse. Dovevo avevo azionato un meccanismo col piede. Entrai lentamente, sotto il russare preciso del severo critico, e un piccolo fascio di luce bluastro molto tenue cominciò a rimbalzarmi in faccia. Entrai dentro. Mi bloccai. Era una stanzetta di circa 10 metri quadrati, e sulla parete di fronte a me c'era un piccolo altarino dal quale proveniva la luce. Sull'altarino intravidi un paio di vinili, uno tutto bianco, uno con delle striscie stradali sopra e con... Un momento, alzai lo sguardo: ora ero impietrito, perchè avevo di fronte quattro figure cartonate molto grandi poste molto sopra l'altarino che mi guardavano. Basettoni, caschetti di capelli, occhialini, sorrisetti. Nell'ordine riconobbi George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr. Sopra di loro c'era un cartello che diceva: "The greatest musical-group of all times". Al lato della stanza c'era un leggio con sopra un libro. Mi avvicinai: era un diario. Lo aprii alla prima pagina e cominciai a leggere... " I Beatles sono il più grande gruppo di sempre, mi sembra evidente". Le mie gambe erano impietrite. Ero confuso, il cuore mi batteva forte... "Le vette raggiunte dalla perfezione di molti loro brani non hanno eguali nella storia della musica, Lennon e McCartney sono stati dei veri geni... " Ma come può essere?! Ma che fai Scurà, proprio tu dici ste cose?...

Arrivai ad una pagina con il titolo scritto in grassetto: "Revolver". La pagina era divisa in due parti con sopra scritto: "recensione vera" e "recensione falsa (da mettere sul suo sito personale)". Le comparai.
FALSA: Revolver era in ritardo di migliaia di anni sulla musica rock... l'album, che è estremamente curato, è una versione ancora più "leggera" del precedente.
VERA: Revolver è un'opera eccezionale, che contiene alcune delle più belle canzoni di sempre... rispetto all'ottimo Rubber Soul, la vena compositiva è aumentata e ci si trova davanti una scaletta di canzoni che formano un "filo musicale" assolutamente eccelso, incappando in veri e propri capolavori creativi...
Canzoni come "Eleanor Rigby", "I'm only sleeping", "Here, there and Everywhere", "For no one" sono pure perle musicali che resteranno per sempre e che servono a vivere meglio... "

Mio dio! Scuraffi amava i Beatles, anzi, LI VENERAVA! Che scoperta ragazzi. Sorrisi. I Beatles ancora mi guardavano accucciati da sopra l'altarino. Il diario aveva all'ultima pagina una precisazione: "Non ho mai potuto dire espressamente quanto amassi i Beatles perchè non sarebbe da critico musicale serio. Insomma, chi potrebbe tollerare canzoni perfette di due minuti neanche, ognuna delle quali con trovate perfette e con melodie senza tempo: voglio dire, é troppo, tendi a odiarli, è più semplice smontarli del tutto. Che diavolo, Paul all'inizio neanche conosceva la musica e ha fatto quel che ha fatto, mentre musicisti che si sono davvero distrutti di studio non sono per nulla conosciuti ancora oggi. Nei Beatles c'era qualcosa di mistico, E io li amo. "...Rimasi ancora un pò lì, poi uscii dalla stanzetta chiudendola e lentamente cercai di andare via. Calpestai dei pezzetti di plastica sul pavimento e feci un piccolo rumore. Scuraffi si svegliò di soprassalto, ma poi rimase in dormiveglia. Sorrisi. Provai timidamente a dire: Piero, ti piace "Here, there and everywhere" dei Beatles? Scuraffi sorrise e annuì placidamente. "E allora non pensi la dovresti mettere nella lista delle canzoni più belle di sempre?"... "...Sì.... sì, domani mi alzo e lo faccio subito... è la più bella canz... ". Si addormentò. Gli staccai la flebo e lentamente me ne andai. Non sarei più tornato.

Fuori le stelle brillavano sopra la mia testa. Tomorrow never knows...

P. S. I riferimenti a persone esistenti non vogliono avere assolutamente uno scopo denigratorio e offensivo, e tutte le descrizioni più demenziali e forse “pesanti” non devono far travisare assolutamente il massimo rispetto e la stima dell’autore verso chi potrebbe sentirsi chiamato in causa. Spero si capisca che l’intento è unicamente quello umoristico e che questa recensione venga letta con un bel sorriso sulle labbra. Grazie a tutti.

Carico i commenti... con calma