Dopo aver ampliato i propri confini artistici con "Rubber Soul" (1965) i Beatles conquistano la vetta del Rock.
"Revolver" è tinto di psichedelia, di ballate, di rhythm & blues, di filastrocche... concorre un pò di tutto alla creazione di questo capolavoro senza tempo.
I testi si fanno più incisivi, le tematiche adolescenziali del primo periodo sono ormai sorpassate. Morte, droga e quant'altro delineano le prospettive dell'album. La musica, grazie ad una ricerca sonora estenuante, si muta in arte.
I Beatles si portano avanti anni luce rispetto ai loro concorrenti. Nello stesso anno i Rolling Stones sono ancora alle prese con il loro primo album di composizioni originali, "Aftermath". Gli Who sono ben lontani dal successo futuro di "Tommy" e i Beach Boys dopo aver pubblicato il magnifico "Pet Sounds" sprofonderanno in una crisi creativa senza ritorno.

L'album prende il via con una composizione di George Harrison, "Taxman". Un pezzo di rock serrato dove il riff del basso è l'elemento di maggior attrattiva del brano fino all'esplosione chitarristica di Paul McCartney.
Segue "Eleanor Rigby", prevalentemente di McCartney, pezzo funebre orchestrato solamente da strumenti classici. Uno dei massimi vertici dell'album.  
"I'm Only Sleeping" è la prima avvisaglia psichedelica del disco, con chitarre al contrario e la voce di John Lennon deformata.  "Love You To" è l'essenza orientale di George Harrison. Cascate di suoni provengono dal sitar, suonato da un musicista esterno al gruppo.
Ecco immancabilmente la dolce ballata di McCartney, "Here, There and Everywhere", considerata dall'autore la sua miglior canzone in assoluto.
Sempre dalla penna di Paul esce fuori "Yellow Submarine", una filastrocca memorabile cantata da Ringo Starr con tanto di effetti sonori.
"She Said She Said", di John, è l'ideale incontro tra rock e psichedelia dove regna sovrana la chitarra di George Harrison.  
"Good Day Sunshine" apre la seconda facciata dell'album con la solare gioia di Sir. McCartney supportato al pianoforte dal produttore del gruppo, George Martin. Ancora la chitarra di George la fa da padrona in "And Your Bird Can Sing" di John Lennon... un pezzo usa&getta come lo definirà, piu in là col tempo,  lo stesso autore.
McCartney torna al suo massimo splendore con "For No One", una ballata dai sapori antichi sull'amor perduto. Una delle più belle canzoni dell'intero catalogo beatlesiano.  "Doctor Robert" ci riporta ad un rock senza fronzoli che tanto piace a Lennon.  
"I Want To Tell You" è il brano minore tra i tre di Harrison. Ritorno alle radici ryhthm & blues tra i strumenti a fiato di "Got To Get You Into My Life" di Paul.
A calar il sipario ci pensa la gemma psichedelica di John Lennon. "Tomorrow Never Knows" è il capolavoro nel capolavoro. Suoni che sembrano provenire da chissà quali altre dimensioni per poi svanire improvvisamente nel nulla. Un giro di batteria che ipnotizza il subconscio. "Tomorrow Never Knows" precederà l'intera esplosione psichedelica del 1967 capitanta da Velvet Underground, Doors e Pink Floyd.

Termina così una delle pagine più memorabili della storia della musica.

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