Non ho niente contro i Beatles, anzi credo che siano stati certamente un gruppo importante, con ottimi album come "Rubber soul" o il doppio bianco. Senza contare brani come "Strawberry fields forever", " A day in the life" o "I am the walrus", davvero geniali.

Però il quartetto di Liverpool ha prodotto anche diverse cose il cui valore stride con lo status di "capolavoro comunque" che il conformismo di certa critica ufficiale attribuisce a ogni loro produzione, anche a monumentali idiozie tipo obladi oblada. "Revolver" credo sia emblematico in tal senso. In generale viene considerato persino il più grande album di sempre, cosa che mi sembra francamente imbarazzante. Penso che "Revolver" sia il disco più debole nella discografia matura del gruppo. Vediamo di analizzarlo.

· Taxman Che il disco mito dei favolosi anni 60 si apra con questo brano è davvero deprimente. Sorvolando sulla musica (un banalissimo blues-rock), ciò che davvero atterrisce è il testo. "Se il 5% ti sembra poco, ringrazia che non prendo tutto". Harrison, il "poeta", colui che avrebbe spinto il gruppo nelle braccia della filosofia orientale, si lascia andare a populistiche, paranoiche e ben materiali affermazioni, "ringraziando" a modo suo il paese che l' ha appena fatto baronetto. Sicuramente Tremonti, Previti e Briatore hanno apprezzato.... 1/5

· Eleanor Rigby Un brano indubbiamente all'altezza della sua fama, tra il celebre quartetto d'archi e un testo che rende fede all'importanza sociale attribuita al gruppo. 4/5

· I'm only sleeping. Un gran pezzo di Lennon, una melodia maligna anche se meno brillante della simile "Rain", ma con ottime parti di chitarre. 4/5

· "Love you to". Sincero ed affidabile quanto il gialappiano "Licenziare zen", Harrison torna dalle snervanti riunioni coi suoi commercialisti, i quali gli hanno rovinato l'umore annunciandogli di essere in bolletta, e si rilassa, abbracciando la sontuosa spiritualità indiana e sonorità "diverse", lontane da noi. Mentre in "Norwegian wood" il sitar funzionava perché Lennon sapeva scrivere canzoni, l'esito qui è penoso. 1/5

· "Here, there and everywhere" Entra in scena il Macca più caramelloso, e in questo caso spalma zucchero su zucchero, captando le influenze dei Beach Boys di "Pet sounds". L'effetto è letale per i diabetici. Chissà se l'avrà cantata alla sua seconda moglie. . . 1/5

· "Yellow submarine". Simpatico fumettone, almeno allo stadio è servito da base per tanti cori. 2/5

· "She said, she said". Eccellente composizione di Lennon, che affina il suo songwriting con moderate dosi di psichedelia. Harrison dimostra che se lasciato soltanto alla chitarra solista, mentre cerca di emulare i Byrds, non fa danni. 4/5

· "Good day sunshine" Tranquilla canzoncina, ispirata ai lovin'spoonful. Niente di che davvero. 1/5

· "And your birds can sing", ancora dolciume pop, con un po' più di fantasia nel bridge e nelle parti di chitarra 3/5

· "For no one" Ballata matura e sfrondata da certa retorica, buon pezzo e sontuosamente arrangiato 3/5

· "Doctor Robert". Irritante. Un pezzo alla "she loves you", con parte psichedelia inutile nel finale. Davvero banale, 1/5

· "I want to tell you". Ancora Harrison, ancora due palle così.... 1/5

· "Got to get you into my life". Divertente e arguta, I fiati Motown ispirano una delle più inusuali canzoni dell'intero catalogo dei Baronetti. 3/5

• "Tomorrow never knows". L'unico episodio che dovrebbe giustificare la grandezza dell'album. Sicuramente un pezzo avanguardistico all'uscita, ma subito dopo Rocky erikson e Syd Barrett lo faranno finire nel dimenticatoio. 3/5

Insomma, un disco in qui è palese la sperequazione tra fama e ed effettivo valore. Meglio "rubber soul", più genuinamente pop e con molte meno pretese, mentre "Sgt Pepper's" calibrerà meglio l'anima pop e l'anima sperimentale. "Revolver" è invece un grande bluff.

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