Se per qualche folle motivo volessi suddividere in periodi la carriera dei Brian Jonestown Massacre, come si fa con i Deep Purple, potrei trovarmi in qualche imbarazzo: formazione in continuo ricambio e scelte musicali in continuo rimescolamento. L'unica certezza è che troverò roba vecchio stile che si rifà di continuo a qualche gruppo di tossici dei decenni passati: musica probabilmente già sentita, ma sempre suonata con una classe invidiabile ed un'impronta riconoscibile. Prima gli esordi shoegaze, con quel Methodrone (1995) degno di essere annoverato tra i capisaldi del genere, poi la sontuosa tripletta sessantiana del 1996, quindi il periodo 1997-2003 in cui il folk si è tinto qua e là di country e la psichedelia ha assunto forme più composte, e infine l'ultimo periodo, un misto tra la rumorosa acidità di fine anni 2000 e la rilassatezza orientaleggiante degli ultimi anni.

Perché questa premessa? Perché …And This Is Our Music, uscito nel 2003, riesce a mischiare agevolmente quel rock psichedelico e folkeggiante già esplorato con dovizia con una decisa anticipazione delle atmosfere più eteree degli album successivi. Il tutto permeato da una decisa vena malinconica, che si differenzia sia dai deliri tossici dei loro momenti più casinari sia dalla vena scanzonata di altre loro uscite (ricordate quando parlando dei BJM bisognava sempre citare i Dandy Warhols o i Black Rebel Motorcycle Club?).

Ed ecco la nostra musica, titolo appropriato per questa collezione di canzoni, non privo di allusioni ed omaggi, in cui emerge subito la somma perizia di Anton Newcombe, leader indiscusso dei nostri. Due brevi intro aprono un sestetto folk rock di prim'ordine, con le trasognate Starcleaner e Here to Go, grandi classici più movimentati come When Jokers Attack, Prozac VS Heroin e Geezers e l'intima Maryanne. Da qui inizia una districarsi in più generi: gioiellini folk, malinconici come A New Low in Getting High o rurali e solari come Some Things Go without Saying, i primi tentativi di soluzioni più nervose nei synth di Prozac VS Heroin Revisited, il pianoforte e i fiati di Tschuss, uno scenario western ammirato cavalcando verso il tramonto, che anticipano intuizioni riprese in seguito, e la maestosa calvalcata di You Look Great When I'm Fucked Up, forse uno dei pezzi migliori del gruppo, epica quanto può esserlo un Thelma & Louise con le musiche di Morricone. In coda all'album, The Pregnancy Test, dove riappare l'hammond, già sentito in Starcleaner, quanto basta per aggiungere un tocco di crauti al tutto

Un disco vario e sfaccettato, ma sempre incredibilmente coeso e scorrevole. Qualcosa di più di un album per soli fan, che consiglierei ad ogni amante dei generi sperimentati. Certo non mancano i difetti di altri dischi targati BJM: i fan dell'innovazione non troveranno pane per i loro denti ed il disco è forse è un po' lungo, diciassette canzoni sono tante. Magari non annoia, ma probabilmente stordisce l'ascoltatore sprovveduto. Anche se credo sia proprio questo lo scopo di Newcombe.

In attesa della svolta surf o hawaiana dei nostri, penso rimetterò su ancora una volta il disco per sentirmi più in pace con il mondo, sapendo che vegliano su di noi oggi gli eroi di domani.

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