Nella seconda metà degli anni '70 molte punk bands appena sbocciate si illudevano di poter cambiare il mondo.
Ma poche di loro possono dirsi orgogliose di esserci riuscite!
I Ramones prima di tutti, poi i Pistols, i Damned, e poi anche e soprattutto i Clash.

Dicembre 1979 – Londra brucia! Quattro giovani ragazzaci, Joe Strummer, (voce e chitarra), Mick Jones (chitarra e voce), Paul Simonon (basso) e Topper Headon (batteria) incendiano il mondo con un album di quelli che non si dimenticano facilmente.
In London Calling si incarna lo spirito cruciale del punk (rabbia, caos e rivoluzione) ma anche tanta sperimentazione (evidente è già l'influenza di altri suoni, come il reagge, lo ska).

Dove molti gruppi, pur avendoci provato, sono caduti, i Clash sono riusciti a "saltare", regalandoci un doppio album, che nonostante le sue ben 19 canzoni e 66min, non presenta mai canzoni "tappa-buchi" e ci trasporta in questo fondamentale viaggio, decisamente di piacevole scoperta e ascolto.

Ogni singola canzone presente su questo album è una piccola perla a sé stante, degna di essere presente sull'album e differente dalle altre per stile e ritmo.
Si parte da London Calling, una track potente, che continua quello che i Clash avevano cominciato con il primo omonimo album, per arrivare all'ultima canzone, "Train In Vain", una deliziosa hidden track, che sa molto di anni '60, attraversando ballate "politiche" come "Guns Of Brixton", fusioni reagge, influenze elvisiane "Brand New Cadillac" e adurittura una canzone molto swing "Jimmy Jazz".

Non importa chi sia stato il pioniere di un movimento, c'è sempre all'interno di esso, qualcuno che si distingue più degli altri e diventa il simbolo, l'icona di, non una sola generazione, ma anche di quelle future. I Clash sicuramente sono una quelle.

Carico i commenti... con calma