Che dire. Proprio questa mattina parlavo con una mia cara amica che ha recentemente perso uno dei suoi migliori amici, che ha disgraziatamente compiuto l'atto di suicidarsi. Naturalmente questo tragico avvenimento l'ha scossa profondamente e si tormenta e senza riuscire in qualche modo a trovare pace oppure venirne a capo. Ho cercato chiaramente di parlarle e di essere in qualche maniera rassicurante e ho cercato di farla sentire meglio, ma, come potete bene immaginare, è difficile in situazioni come queste trovare quelle che sono le parole giuste e non essere in qualche modo sempre e comunque banale, troppo ordinario o comunque essere ripetitivo. Naturalmente non è questa la sede per entrare ancora più addentro a quelle che sono vicende e fatti personali e comunque questi, del resto, non sono diciamo di comune interesse, però, ecco, tra le altre cose, la ragione per cui lei ha voluto parlarmi è stata perché si sentiva particolarmente turbata, e questo è evidente, ma in modo particolare non riusciva, non riesce a smettere di interrogarsi e speculare su quali siano i grandi significati della vita e di conseguenza della morte.

Niente di strano. Non è una ragazza stupida e probabilmente, anzi sicuramente chiunque di noi al suo posto, in occasioni così drammatiche, sarebbe portato a farsi le stesse domande e ricercare queste grandi risposte. Domande che non sono inusuali. L'umanità del resto si interroga sul significato della vita e della morte e cerca di spiegare questi concetti in ogni modo possibile sin da quando ha acquisito in qualche modo coscienza di se stessa e capacità di raziocinio e potete esserne certi, non finiremo mai di interrogarci nel merito e questo anche perché non avremo mai una risposta definitiva. Non c'è una risposta definitiva, anzi, secondo me, perché l'unica cosa che possiamo fare veramente e che anzi dobbiamo fare veramente è vivere la nostra vita fino in fondo e nel modo migliore possibile secondo quelli che sono i nostri propositi e i nostri intenti e considerando allo stesso tempo che siamo parte di una società fatta di persone.

In questo senso, è evidente, applico alla vita un qualche significato di tipo 'cosmico'. C'è una continuità nella storia dell'umanità e considero la vita del singolo individuo come qualche cosa che non può esaurirsi in se stessa. La vita è un cerchio: tutto quello che fai e tutto quello che pensi e che provi, non è esclusivamente qualche cosa di tua proprietà in un certo senso, così da dare un senso a un processo identitario e nel quale ciascuno di noi è parte in qualche modo di tutti gli altri.

Il poeta e scrittore Ugo Foscolo aveva considerato in qualche modo che un senso della vita e della morte potesse essere ritrovato attorno a quel luogo che fisicamente corrisponde ai sepolcri. In tal senso questi considerava il posto dove venivano seppelliti i morti come un posto fisico dove allo stesso tempo ricordare i morti e di conseguenza riportarli in qualche modo alla vita proprio attraverso il ricordo. Ovviamente Foscolo era un uomo dei suoi tempi, vissuto tra il 1700 e il 1800 e la sua opera va anche contestualizzata con quelle che furono le riforme napoleoniche in tal senso e quindi con il contesto storico di riferimento, quindi non possiamo sicuramente definire il suo pensiero come 'cosmico', però è indubbio che anche egli considerasse in qualche modo la vita e la morte come un unicum.

I Cosmic Dead, è evidente, vengono fuori da un altro tipo di cultura e da un altro momento storico, in particolare da questo momento storico e dal tempo presente. Una delle band più considerate nel genere psichedelico oltremanica e non solo, questi ragazzi hanno definito se stessi come un complesso di navigatori nello spazio e nel cosmo attraverso la mente e interpretrano la loro musica più che come una specie di eterno e doloroso tormento eterno, come una specie di viatico e di transito tra quelle due dimensioni che definiamo vita e morte.

Sicuramente potremmo notare dei concetti in questo tipo di pensiero che siano derivanti da una certa filosofia hippie tipicamente sixties, ma perché no del resto, se consideriamo che generi musicali e forme di pensiero come la psichedelia o il kraut-rock, la musica cosmica per definizione, anche abbiano al centro del loro immaginario una visione armonica della vita e questo per quello che riguarda la convivenza tra tutte le persone e allo stesso tempo l'interazione con tutto ciò che ci circondi. Qui si pone allora una domanda relativa la musica psichedelica e come possa delle volte apparire un forte contrasto tra questo tipo di pensiero e il suono imperioso, furioso, devastante di band come i Cosmic Dead, i Mugstar, i Radar Men On The Moon, gli Gnod.

Perché mai la musica heavy-psych allora si pone allo stesso tempo come un genere che abbia la finalità ultima di far vivere la gente in armonia tra di loro e con tutte le cose che la circondano, ed è allo stesso tempo qualche cosa di così spaventoso, rumoroso, disturbante, acido? Be', la spiegazione a mio parere è molto semplice ragazzi, e con questo non voglio dire di avere in tasca nessuna verità, ma mi limito semplicemente a considerare quelle che sono le mie esperienze di vita personali. Così, tutto quello che penso è che quando incontri un cambiamento, quando andiamo incontro a qualsiasi fase di cambiamento, questo passaggio è qualche cosa che sia, deve necessariamente essere in qualche maniera doloroso. Non puoi cambiare senza che la cosa ti lasci dei segni addosso e la mutazione, cambiare pelle, può essere qualche cosa di faticoso e un processo durante il quale puoi facilmente incappare in quelle che possono essere delle turbolence e variazioni e alterazioni e precarietà del tuo stato mentale. Per tutte queste ragioni, allora, si rende indispensabile una guida, potrebbe essere utile una guida e chi meglio di uno psiconauta a questo punto potrebbe guidarci attraverso uno di questi processi fino a riportarci a vedere la luce?

La musica dei Cosmic Dead è qualche cosa di apparentemente irregolare e di frenetico. Devoti alla space music ed al kraut-rock e la psichedelia, questo ultimo disco ('Rainbowhead') consta di quelle che sono solo quattro tracce, anche definibili come quattro atti di uno stesso passaggio.. La prima, 'Human Sausage', è quella che si potrebbe definire come la battaglia furiosa dell'uomo contro quelli che sono i suoi demoni, stringendo con questi uno scontro che si traduce in una danza ipnotica come quella che ballano due ruspanti galli da battaglia. La seconda, 'Skye Burial', è un intermezzo dalla durata di tre minuti e nella quale in qualche maniera il suono ci invita a rilassarci e riprendere le forze prima di procedere il cammino e prima delle ultime due tracce, che consistono in una esperienza heavy-psych terribilmente allucinata. Due lunghe sessioni rumorose, la prima delle quali definibile come più tipicamente kraut, e la seconda, la title-track 'Rainbowhead', che è invece una session acida dominata dalla maestosità impetuosa del suono dei bassi e lo stridente suono delle chitarre elettriche.

Non siamo davanti a qualche cosa che si possa definire un capolavoro probabilmente e questo disco probabilmente, anzi sicuramente non vi cambierà la vita, ma non credo che alla fine i Cosmic Dead si siano mai proposti di fare qualche cosa del genere. Loro non spingono al cambiamento, ma sono degli psiconauti e al massimo ti possono guidare attraverso di esso: possono guidare gli ascoltatori come fece Virgilio con Dante Alighieri attraverso le vie impervie dell'inferno. Una guida che sia allo stesso tempo spirituale, ma pure in qualche modo concreta. Qualche cosa che puoi toccare con mano e come potresti fare altrimenti, davanti alle pareti di suono che si alzano imperiose in questo disco.

Cara amica, non lo so se leggerai mai queste poche righe e in fondo non importa, perché so che in qualche maniera troverai comunque la tua strada e troverai dentro di te se non le risposte a questi dubbi e questioni che ti attanagliano, almeno in qualche modo una maniera per metabolizzare tutto quello che è successo. Chi lo sa se la morte sia la fine di tutte le cose e se ci sia oppure no un aldilà, quello che sento e quando sento una musica così forte, è che sono ancora vivo e allora dico che va bene così e che non dobbiamo spaventarci e avere allora nessuna paura della morte e neppure della vita.

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