Agli Orient Express, per voce del batterista Pablo, piace auto-definirsi una band "psycho-rock".

La piena comprensione di tale definizione, non può essere di certo colta se non dopo un accurato ascolto della loro prima uscita discografica ILLUSION (per l'etichetta indipendente MY KINGDOM MUSIC, distribuito da Audioglobe). Filo conduttore che attraversa l'intero album, è la forte matrice psichedelica, elemento dominante in quasi tutte le tracce, che s'intreccia con l'hard-rock e lo spirito grunge, il tutto con fortissime influenze anni settanta.

Eternal Child, pezzo d'apertura, indica la strada: una prima parte dal lento incedere (che nel caso specifico sembra citare gli AFTERHOURS di Quello Che Non C'è e Dentro Marilyn), che va in progressione e porta gli Orient ad esprimere tutta la loro potenza sonora. Proprio tale potenza viene ribadita in modo estremamente convincente in Madness, un pezzo abbastanza anacronistico rispetto al resto dell'album, ma di grande impatto e dalle forti tinte seventeen's, con un bellissimo riff portante, asciutto ed incisivo.

La title-track esprime in maniera incontrovertibile quelle che sono le peculiarità della band, sia nella musica che nei testi. L'incedere iniziale ossessivo e il cantato quasi sussurrato, che si dipanano in una splendida ragnatela psichedelica, nella quale l'amalgama degli strumenti trova la massima espressione e l'intensità vocale di Wito, si sovrappongono con grande maestria. Certamente più orecchiabile e immediata risulta Prison Head, una traccia fresca, davvero ben costruita, nella quale specie nella fase finale, riecheggiano le chitarre dei RADIOHEAD che furono. 

Di notevole spessore emotivo Rats Know, interessantissima anche nelle alchimie elettroniche elaborate da Blondie, che la rendono ancora più struggente ed intensa, come di grande profondità è, anche stavolta, l'interpretazione di Wito, che si plasma perfettamente ai cambi di registro del brano. Ten Drops promette molto bene, con un bell'intro elettro-acustico, ma finisce per avvolgersi su se stessa troppo insistentemente senza mai decollare e risulta alla fine un pò monotona, nonostante arrangiamenti e armonie chitarristiche vibranti e molto curate. Tale compiutezza la raggiunge invece First Dawn, condotta da una sezione ritmica sincopata e da una chitarra decisamente heavy nella fase iniziale.

In Hidden Man si percepisce la presenza nel background del gruppo, di una decisa impronta grunge, con notevoli influenze ricevute, nelle sezioni più dure, dalla potenza devastante dei GOD MACHINE e dei QUEENS OF THE STONE AGE, idem per Today; ma, a parte l'accuratterzza dei suoni, i due brani scivolano via lasciando un pò di amaro in bocca. La chiusura dell'album spetta a Euphoria, che coglie a piene mani dai MOTORPSYCHO più acidi e dilatati. Il brano è decisamente ben costruito ed eseguito alla perfezione dagli Orient, che sembrano indossare il loro abito migliore quando si trovano a percorrere la strada delle digressioni psichedeliche.

Visione pessimistica e angosciata della vita nei loro testi, quel "mal de vivre" tipico del grunge, che a tratti pare volersi abbandonare alla rassegnazione nel subire il destino ineluttabile e in altri momenti cela una voglia di reazione che divampa dal fuoco che cammina dentro di noi.

I difetti sono identificabili nella scaletta e nella ripetitività della struttura dei brani. Una offre il meglio di sè nella prima metà per spegnersi nella seconda, l'altra quasi sempre uguale a sè stessa, ha intro lenti e minimalisti per poi deflagrare in digressioni potenti e vorticose e alla lunga rischia di diventare monotona per l'ascoltatore.

Un esordio, quello della band pugliese, indubbiamente degno di nota, nel quale emergono una notevole capacità di creare melodie ispirate e fantasiose e una minuziosa accortezza e competenza nell'esecuzione e nell'arrangiamento dei brani, sempre con un retrogusto seventeen's, che spicca in particolare nelle scorribande chitarristiche di GG, plettro di gran talento e fantasia e nel sapiente drumming di Pablo, preciso e misurato talora, potente e aggressivo in altre circostanze e incredibilmente abile nell'uso dei piatti, ma senza mai concedere nulla al mero esercizio stilistico e agli esercizi di maniera fini a sè stessi.

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