Lunedi 6 settembre, tarda serata. Bar-tabacchi-edicola etc. vicino casa: "Rumore" profumato di stampa, in copertina "Retropolis: The Pop Group"... Che palle. Ma lasciate stare i "morti" uno pensa. Far a meno di leggere pero' non si puo' e... "Si riformano, due date in Italia, settembre".

Inevitabile lo "striccone" alle coronarie. E' fra tre giorni; dai turni di lavoro son libero, vado. Un paio di sms in giro: non vien nessuno; importa una s., come dicono sull'Arno. Prenoto il biglietto, vado. Me li son persi all'epoca (mica c'era il ueb, ci voleva fortuna allora ad aver la dritta giusta sui tour: di solito lo sapevi da Rockerilla, ma il mese dopo), stavolta no, davvero.

Ripasso, come si fa sempre, la materia: "Y" e "How much longer" fan paura oggi come 30 anni fa: assalti alla baionetta e testi militanti "veri". Tutto vero. Come loro. Che tornano. Cazzo il Pop Group virgola cazzo il Pop Group. Giovedi 9 parto, 200 km a palla per arrivare con indecoroso anticipo: alle 21.15 al Locomotiv non c'è un cane; fila di 5minuti5 tutto compreso (ragguardevole, va detto per completezza, l'aspetto delle due addette), si entra. Nel buio una decina di figuri (reduci dell'epoca arrivati in affanno come me e perlopiù da soli, come me: il Pop Group è una specie di fede personalissima, intima) poi, via via il pieno con la forbice d'età che s'allarga a quelli i cui genitori, quando i 5 di Bristol inveivano contro poliziotti e banchieri, forse manco s'erano conosciuti.

Mi piazzo sotto il palco, reduci e ventenni mixati, intorno, sbircio la scaletta: questa c'è... quest'altra no... pazienza... loro si fanno attendere stasera (in verità sarebbe da trent'anni). 23.10: sipario. Torna sul palco (veramente) un pezzo di storia sotto forma di 4 cinquantenni con pancetta d'ordinanza più un ragazzino (vicario di J.Waddington, unico mancante all'appello) che partono a mille, dopo appena un "Hallo Bologna" con la furia per cui andavan famosi: Gareth Sager si tuffa su una tastiera della nonna facendola urlare e innesca "We Are All Prostitutes", Mark Stewart contorce e dimena corpo e voce da Tim Buckley con cappio al collo "...everyone has their price... everyoooone..." e tutto il Locomotiv, dai 15 ai 60 anni salta in aria. Sul palco, a destra il ragazzino (ma che culo hai, amico, a suonare con questi quattro?) emozionatissimo, macina "quel" riff e Smith&Katsis, la piu' furibonda  sezione ritmica della new wave (si, perchè se chiudi gli occhi salti dritto nel '79) ustionano tutti col loro funk al napalm. Poi "Words disobey me", brano "minore" di "Y" (stranamente in scaletta) e un inedito non proprio memorabile, ma tutto torna a detonare con "Thief of Fire", lo smisurato free funk dell'Apocalisse con cui inizia "Y", dove fra mille smorfie Mark rivive il mito di Prometeo, con una sofferenza che non puo' essere finzione da palco e Gareth manda la sua Fender Mustang totalmente fuori controllo volando impazzito su è giu' per la tastiera.

Segue un tris mai sentito prima "Trap" (non credo sia una dedica al nostro letterato pallonaro) Mark e la band in relax come mai s'è visto in una sorta di ska solare, "Kiss the Book" un funk dei loro con appena una spruzzatina di vetriolo e un bel riffone hard d'intermezzo e "Sense" ballatina arpeggiata (Group Pop?) da risentire a bocce ferme.... per fortuna loro ancora ci dicono che "She's beyond good and evil" (primo singolo!!) con Mark che salta e si sfianca tanto da restare alla fine un paio di minuti accasciato a riprender fiato, e continuano a parlarci di "Forces of Oppression" (unica da "How much longer") declamata a pugno chiuso (leggetevi il testo) e con una potenza di fuoco talmente mostruosa da far finalmente muovere le natiche anche al mio compassatissimo vicino (e piu' o meno coetaneo) e a tutti lì dentro, grandi e piccini.

"... Sorry, this is the last song: We are Time" senza Dennis Bovell, gran maestro del dub, alla consolle, quel loro purissimo volo fuori dal mondo fisico (e per sempre loro miglior brano) da qualche brivido in meno. Ma va bene lo stesso così come va quasi bene che, nel bis ancora ci ricordino che "We are all Prostitutes"; un po' meno bene che sia già finito tutto dopo appena un ora.

Dalle casse esce  "Good Times" by Chic (!?!?), sulle magliette in vendita all'uscita non c'è piu' scritto "Tatcher prostitute" come su quella del  Gareth di 30 anni fa ma "I love Pop Group" e un po' sorrido. Salgo in macchina e il bip delle cinture mi suona come  il quack di Paperino, tanto m'han bollito i timpani e penso che comprerò il loro disco nuovo anche se, credo non sarà granchè... saran cazzate ma questi m'han dato troppo... lunghissima vita.

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