Wayne Horvitz musicista di valore e capacità compositive eccellenti, in questo ottimo disco del 1992 (Elektra) è affiancato da una formazione di musicisti ambiziosa ovvero i The President. Indispensabile quindi non citare gli strumentisti presenti in questa registrazione. Oltre a Horvitz (keyboards, amplified piano, harmonica) ci sono S. Cutler (guitar), K. Driscoll (electric bass), B. Previte (drums) e D. Wieselman (tenor sax, clarinet), inoltre ci sono anche come musicisti aggiuntivi un grande B. Frisell (guitar), D. Goodhew (saxophones), E. Sharp (guitar), B. Steele (guitar, controlled sampler).

Il CD è composto da otto tracce per un totale di circa 48 minuti. Prima di descrivere alcuni brani, vorrei evidenziare il valido lavoro musicale del piano amplificato che dona a tutto il disco raffinatezza e pacatezza, anche se non mancano passaggi strumentali assai nervosi e sincopati. Personalmente in questo album ci sento anche qualche lieve accenno musicale progressivo. A tratti la musica risulta all'ascolto leggermente ossessiva ma quasi mai fastidiosa ed insinuante. "Variations on a Theme by W. C. Handy" è un brano a tratti beffardo e che in certi attimi sembra provenire da un passato musicale assai lontano. Gli eccellenti inserti di clarinetto rendono questo pezzo particolarmente elegante, adatto ad ascoltatori esigenti. Di notevole spessore artistico anche "I'm Downstairs" che assume tonalità sonore vagamente orientaleggianti. "Shuffle" con una intrigante introduzione di piano amplificato con ottimi passaggi di chitarra e fiati. Pezzo piuttosto ritmato ed orecchiabile, indubbiamente (secondo me) un piccolo gioiello. "Yuba City" è estremamente originale ed è dotato di una carica espressiva fuori dal comune e almeno inizialmente potrebbe essere adatto come colonna sonora di qualche strano Film. La chitarra di Frisell con i suoi brevi tocchi "lancinanti" è affascinante ed indescrivibile. Il brano prosegue poi con una lunga improvvisazione collettiva assai possente. Solamente verso la fine la musica "sfuma" leggermente mostrando una classe strumentale invidiabile. "An Open Letter to George Bush" con sempre in evidenza il meraviglioso piano di Horvitz che sembra quasi in grado di farlo "parlare" mentre lo suona. Delicata e affascinante "Miracle Mile" la title track che conclude degnamente questo disco. Pezzo potente e deciso nelle sonorità con una batteria agile e convincente.

La partenza apparentemente quasi in "sordina" di questo disco in realtà svela dei musicisti dotati di grande energia creativa e compositiva. Tutta l'opera è pervasa da un'atmosfera enigmatica che a tratti diventa delicata e soffusa e in altri invece appare inquietante, soprattutto per la presenza delle chitarre e della sezione fiati. Un disco consigliato solo per ascoltatori di musica originale e all'avanguardia che ancora oggi, nonostante siano passati molti anni, risulta interessante e al passo con i tempi. Sicuramente per questa musica, in particolare, sono necessari più ascolti per poter apprezzare pienamente il suo valore strumentale ed espressivo. Valida anche la copertina anche se, piuttosto allarmante. L'interno del booklet riprende la stessa immagine della copertina, ma con un efficace ingrandimento, come a voler ribadire il significato assai pericoloso della raffigurazione.

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