La mutazione ha costantemente caratterizzato il lavoro musicale di The Provenance e anche in occasione della pubblicazione del loro quarto lavoro esteso (il primo per la Peaceville, dopo che i precedenti avevano visto la luce per la nostrana Scarlet) tale caratteristica viene confermata e ulteriormente sottolineata, non solo nelle intenzioni, ma soprattutto nelle scelte operate dalla formazione svedese. Se in passato potevano ancora essere individuati legami specifici con un genere come il death metal (sebbene intriso di ricostruzioni gotiche e psichedeliche, oltre che con un feeling seventies), adesso la situazione si è fatta meno identificabile. Il che non è fattore inedito per la band, visto che hanno sempre optato per l'intersezione di differenti elementi stilistici, però se in passato gli abbinamenti non erano sorretti da una adeguata abilità creativa, con "Red Flags", The Provenance evidenziano un arricchimento delle proprie capacità di musicisti, magari a discapito di una certa "pesantezza" sonora e in favore di un appeal pop/melodico che taglia per intero il disco e che induce a parlare di forma canzone per la totalità dei brani. Ci si ritrova quindi al cospetto di rock indipendente (o alternativo, come veniva inteso nei primi anni '90), progressive metal, dark ipnotico e pure qualche soluzione al limitare del jazz. Volendo riassumere il tutto facendo riferimento a nomi che potrebbero concorrere a definire meglio il confine entro cui collocare il gruppo, potremmo citare Madder Mortem, Katatonia, The Gathering, Opeth, Anathema e The 3rd And The Mortal. L'impressione, però, è che non sia ancora questa la loro identità pienamente compiuta.

Elenco tracce e video

01   At the Barricades (04:48)

02   Crash Course (04:09)

03   Thanks to You (04:20)

04   Second and Last but Not Always (04:10)

05   Revelling Masses (04:21)

06   Leave-Takings (05:02)

07   The Cost (04:10)

08   Deadened (06:43)

09   One Warning (04:52)

10   Settle Soon (05:13)


  • just_a_dream
    25 mag 07
    Recensione: Opera:
    odio sta cazzo di musica..
  • Deneil
    25 mag 07
    Recensione: Opera:
    basta merda
  • Bisius
    25 mag 07
    Recensione: Opera:
    Non capisco... mandi recensioni a ruota libera, e tutte (e ripeto, TUTTE) che sembrano dei commenti. Le tue sono solo delle impressioni personali: non spieghi come suonano 'sti dischi (pensi che basti mettere i DeGeneri?), butti lì dei gruppi simili, nessuna canzone, nessuna particolarità, nesusna curiosità. Recensire dev'essere una passione, un hobby, non un obbligo, e tantomeno una perdita di tempo. Se non hai voglia di farlo, nessuno ti forza. Se hai voglia di farlo, beh... impegnati molto, ma molto di più.
  • Recensione: Opera:
    d'accordo con bisius, non ha senso scrivere così...un minimo di passione se non di accuratezza ci vorrebbe...da ora comincia a RECENSIRE.
  • ragno_a_7_zampe
    25 mag 07
    Recensione: Opera:
    concordo con gli altri commenti. aggiungo però che l'album è particolarmente interessante. gli darei un 4 stelle per l'emozionalità che lo constraddistingue, non lo faccio perchè in alcuni pezzi mi da sui marroni. il loro sound è tipico della scena svedese e la voce femminile giunge armonica e gentile (in ontrasto con una ritmica piuttosto serrata). un album metal che si discosta dal genere in diversi punti. lo consiglio vivamente a chi è stanco del solito doppiopedale, cerca soluzioni alternative ad un filone che a mio giudizio ha fatto il suo tempo o semplicemente per chi ricerca una melodia studiata e avvincente. boh, spero di essere stato chiaro. saluti arancoidi! ps: cercatevi i russian circle.
  • lovelorn
    26 mag 07
    Recensione: Opera:
    completamente d'accordo con voi sulla recensione...vi invito a leggere la mia rece sullo stesso disco
  • sly
    29 gen 11
    Recensione: Opera:
    Perché sempre i migliori se ne vanno? Questo è il triste destino dei The Provenance, che si sono sciolti al culmine della carriera, lasciandoci con il loro ottimo canto del cigno, questo "Red Flags, appunto. Sinceramente non mi aspettavo un lavoro così dannatamente riuscito, visto che il precedente lavoro era si intenso, ma solo buono, mentre questo sfiora quasi i livelli dei primi lavori. La loro musica si fa sempre più minimale e d'impatto, più melodica e psichedelica( ai livelli del secondo platter), più scarno ed essenziale, più intimo e celebrale, realizzando il lavoro più ostico della loro carriera ma anche il più catchy. Paradossale, vero? Non meno della nostra società che dipingono: Panorami urbani abbandonati allo sfascio. Musica che è un vero e proprio pugno allo stomaco di raffinatezza, con brani come spietatezza retorica Crash Course, l'asfittica " Thanks To You" e la tramortita "Second And Last But Not Always". Consigliato a uomini, donne e vecchi e bambini, e non mi stancherò mai di ripetere di quanto fosse sottovalutata questa band. Dategli una chance

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Altre recensioni

Di  lovelorn

 La loro musica è puro cinismo fatto di colante liquido nero, talmente opaco da non lasciare intravedere la minima speranza e circondarci delle più totale negatività.

 Red Flags richiede molteplici ed accurati ascolti, non può essere di certo liquidato con un approccio minimale.