"Ai tempi del college stavo in una rock band e sognavo di essere il nuovo Paul Westerberg". 

Questa frase che Bret Easton Ellis, il più importante scrittore americano contemporaneo, fa pronunciare al protagonista di uno dei suoi più famosi romanzi illustra perfettamente quanto siano stati fondamentali i Replacements nel tessuto culturale e sociale americano, pur senza raggiungere mai il successo di massa. Chissà cosa avrebbe detto Bob Stinson, chitarrista orginario e anima dei Mats, morto in solitudine nel 1995 per abusi chimici e alcolici, se gli avessero riferito questo aneddoto in uno degli ultimi giorni della sua vita, quando si aggirava ubriaco per i bar di Minneapolis intrattenendo gli astanti sui ricordi di quando la fiamma punk scaldava i gelidi inverni nel Minnesota. "Cazzate da intellettuali", probabilmente.

Irrequietezza, alienazione, rabbia, disincanto. Questo è il rock, e pochi come i Replacements ne sono stati epitome.

 "Hootenanny" del 1983 è l'album della maturità per la band dei fratelli Stinson, il lavoro che li affranca dalle strette maglie della scena hardcore di Minneapolis. Prendete tutto quello che vi piace dei Mats: la carica sguaiata e dissacrante punk, certe forme rock smargiasse e ambigue anni 70 prese dalle New York Dolls, il lirismo disperato che Westerberg iniziava a incanalare in canzoni perfette, il ruvido e robusto chitarrismo - aggiunto di peso dall'hard seventies alla Kiss - con cui Bob Stinson aggiungeva una scorza d'acciaio al tutto.  Bene, qui trovate tutto miscelato alla perfezione in un equilibrio magico, in un viaggio che sovente non manca di accarezzare inusitati lidi byrdsiani ("Treatment bound") e roots (la title-track). Non a caso l'album venne trattato alla stregua di un tradimento da parte degli integralisti hardcore, a maggior ragione perché pubblicato dopo l'incendiario ep "Stink" (che Steve Albini considera una delle sue influenze principali in materia di produzione). Ma non di abiura si trattava, bensì di semplice evoluzione. Non che mancassero frammenti di cavalcate supersoniche su "Hootenanny" (dai rantoli etilico-rockabilly di "Take me to the hospital" alle caustiche accelerazioni di "You lose" e "Run it"), ma ormai Westerberg stava trasformandosi in finissimo cesellatore di melodie e quadretti adolescenziali senza tempo, e il gruppo lo assecondava alla perfezione dilatando la materia sonora trattata.

A dare la statura del classico a "Hootenanny" sono tre brani, tra i migliori in assoluto nel canzoniere di Paul. Il dolce-amaro gioiello folk "Color me impressed" è l'archetipo di tutto il college-rock venuto dopo, con una linea melodica incantevole  incastonata nella scorza dura degli Husker Du, che un pezzo del genere lo avrebbero volentieri scippato per il loro "Warehouse: Songs and stories". Buona parte del fortunato "Tim" del 1985 - da molti considerato l'acme creativo dei Mats -  ne ricalca il modello, con la differenza che se in quell'album Stinson è una presenza impalbabile, ormai divorato dall'eroina che lo avrebbe allontanato dal gruppo, qui è la sua ardente sei corde a far risplendere di maggior luce la magistrale scrittura di Westerberg, in due minuti e venticinque secondi da antologia .

"Stayin' out late tonight
Won't be gettin' any sleep
Givin' out their word
Cuz that's all that they won't keep
"

"Within your reach" è invece un numero a dir poco sorprendente: un synth tipicamente anni 80, un'atmosferica tastiera che attraversa le rauche confessioni di Westerberg, con una goccia di prosopopea da primi U2. Ma è in "Willpower", innestata da una linea di basso Tommy Stinson tanto semplice quanto insidiosa, che i Mats si superano: una lancinante e gelida cavalcata nella spettrale suburbia di Minneapolis, tra fulgide e selvagge derive psichedeliche che avrebbero ispirato al limite del plagio i R.E.M. di "Oddfellows Local 151" o "I remember California" e Westerberg che eleva il suo grido in un testo scarno e desolato, mostrando disperazione e vulnerabilità in egual misura. Il miglior viatico per il monumentale "Let it Be", che un anno dopo avrebbe definitivamente iscritto il nome Replacements tra le leggende anni 80.

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