Il ritorno delle "Ossa Rotolanti", come qualche irriverente giornalista ha ribattezzato Jagger & Soci, a circa otto anni di distanza dal precedente album "Bridges To Babylon" ha un che di miracoloso o se preferite, trattandosi degli Stones, qualcosa di satanico. Molti critici, come capita solitamente quando vengono toccati i propri beniamini, amano dividersi sul giudizio da riservare all’ultima fatica della rock'n’roll band più famosa del mondo (fosse anche soltanto per la scandalosa longevità), eppure su un aspetto sembrano concordare quasi tutti: "A Bigger Bang" è tutto fuorché la prorompente scarica di vitalità che questi quattro arzilli vecchietti vorrebbero accreditare.

Le pretestuose polemiche sulla controversa canzone contro l’amministrazione Bush (l’esplicita e impudente – come ai bei vecchi tempi? Ma certo, come no! – "Sweet Neo Con") non hanno appassionato neanche quei mass-media che, desiderosi di una qualsiasi notizia, pagherebbero perfino per un falso scoop. La produzione, affidata all’esperto Don Was, ha il compito di rendere presentabile una manciata di canzoni che definire “già sentite” sarebbe un ridicolo eufemismo; l’iniziale "Rough Justice", musicalmente parlando, è un ottimo biglietto da visita… Peccato che Jagger esordisca con un verso (“una volta eri la mia piccola pollastrella, adesso sei diventata una volpe”) che sa tanto di prematuro epitaffio.

Gli unici a non volersi arrendere all’inesorabile scorrere del tempo sono sempre loro. I Rolling Stones sanno suonare il blues ("Back Of My Hand") con l’indubbia autorevolezza di chi quegli accordi li ha masticati per anni, e per un istante sembra di assistere ad una jam-session sulle rive del Mississippi. La magia di un momento però, nel caso degli Stones, si chiama “mestiere” e ha davvero poco di magico. La disarmante mancanza di ispirazione che permea quest’album dovrebbe deprimere chi li ha amati e tenere alla larga (almeno da questo lavoro) chi non li ha mai ascoltati. Un disco da accantonare, in attesa di poter cantare a squarciagola “I can’ t get no satisfaction” ad uno degli innumerevoli concerti che, c’è da scommetterci, gli Stones terranno nei prossimi mesi in giro per il mondo.

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