Li vedo sul NME, con Clarks ai piedi, flares, i pantaloni a zampa, e giubbotti jeans e di pelle stretti.
Di New York.
Avranno vent'anni. Mi fanno ridere. Mi irritano. Get a haircut, hippie.

Il loro disco si chiama "Is this It". Me lo chiedo sempre anch'io.
Bel titolo, ma il resto so già che non mi interessa.

Cambia la scena. In discoteca sto ballando e parte una canzone epica, il giro ripetitivo di "Enola Gay" (OMD) tananananana lento e inesorabile introdotto da colpi di rullante. La voce stanca attraverso un distorsore. Svaccata. Parole intermezzate da colpi di rullante: "...I just lied to get to your apartment… now I'm staying there just for a while, I can't think 'cos I'm just way too tired… Is this It?”.
Allora questi sono gli Strokes?

E parte un giro di basso, cool.
E diventa sempre meglio.

Mi compro il disco. Tutto bellissimo. 36’27’’ di capolavoro, un vero disco rock breve e perfetto, con parole che ti restano nella testa, scarno, a volte sembra di sentire Iggy quando canta piano.
Mi compro la copia con "New York City Cops", canzone che volevano levare dopo l'11 settembre… "New York City Cops, they ain't too smart…".
"The Modern Age" altro capolavoro, lo senti una volta e ti rimane impresso per sempre, la voce baritonale sembra quella di Ian Curtis e si apre in un chorus perfetto "let me go go- g-go... living just in time, stayin' there for a while... tomorrow will be different…”.
A "Someday" non importa nulla, come a certe canzoni degli Smiths.

Canzoni perfette dalle parole alla musica alle suggestioni che evocano. Un capolavoro e non voglio aggiungere altro. La perfezione non va commentata. È.

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