Il DONO DELLA SINTESI

La parola “sintesi” viene dal latino tardo, synthĕsis, derivato dal greco, σύνϑεσις, «composizione», derivato un termine che vuol dire «mettere insieme»; è il procedimento che mette insieme parti al fine di comporre un intero, un intero compiuto, inclusivo, concretamente e concettualmente finito. La sintesi è la modalità per cui si selezionano le parti fondanti di un qualcosa e le si riuniscono per dare vita a quel qualcosa epurato di tutto ciò che non rientra nella definizione di esso. Il concetto di sintesi quindi non ha niente a che fare con una sottrazione, con il poco, con il meno, ma piuttosto con l’essenziale, l’efficace, il sodo. Quindi addirittura un più.

Sintesi è una stanza buia, luci neon, pochi elementi. Lo stretto indispensabile. Sintesi è una persona molto ordinata, poco loquace, che piuttosto che infestare l’aria di parole, suona la chitarra e fa 3 note, quelle giuste. Ha il dono della sintesi. Gli XX questo dono cel'hanno, una coppia in incognita che insieme implodono di identità: XX, uguali, esseri umani, ma diversi, sessi opposti che si amano, che parlano d’amore e insieme si fondono e creano un sound incredibile.

Nel 2009 esce XX. Pieni che non sono mai troppo pieni, alternati a dei vuoti invece orizzontali che amalgamano il tutto senza essere mai eccessivi, che risultano però evidenti nei chiaro-scuri dei brani. Ma ecco, avviene la magia. Pare che nelle armonie dei suoni si componga tra le righe una voce diversa, che nasce dal suono, una voce di donna che si mischia profondamente a quella di un uomo, sono quasi la stessa cosa, nascono dallo stesso fusto per poi sbocciare in due fiori meravigliosi e unici, delicati, colori tenui. Nessuno predomina sull’altro, entrambi in dialogo continuo e circolante, una dialettica armoniosa ed elettrica in cui nessuno è la prima voce, nessuno fa i cori di fondo. Gli XX sono dolce fusione, intima e poderosa, di suono puro e traslucido, lavorato ed epurato di velleità tecniche che possano deviare l’attenzione o smorzare l’aria di sospensione elettrica che i due naturalmente creano. Come le onde del mare, si muovono insieme e si alimentano a vicenda. Sintesi minimale e naturalezza sono i due aggettivi che descrivono il progetto, senza ostentazione ma allo stesso tempo curato nei minimi particolari, una cura che il pop a volte omette.

Quando uscirono risultarono tra i 50 nomi di giovani artisti e tecnologie più promettenti grazie all’album autoprodotto più cool di quel momento, un suono puro che ricorda sicuramente quello dei Young Marble Giants arricchito dal pop orecchiabile e dai loop delle linee melodiche che si ripetono come un carillon che suona quando la festa è finita, quando si decide di lasciare tutto come sta e concedersi l’ultimo ballo, l’ultima unione. Punte di diamante dell'album sono sicuramente Crystallised e Night Time: se chiudi gli occhi e ascolti queste tracce come tutto il disco all’inizio dalla fine, ti senti costretto ad ascoltare per filo e per segno ogni vibrazione e suono, come se fossimo in una caverna, una grotta new wave nuda e cruda in cui a un certo punto di base si balla seguendo le drum machine, perchè il sottotesto di questo sound paddoso è clubbing, è ondeggiante e sinuoso, quasi funk o dance come in Basic Space; in Infinity invece si traduce e si riassume il minimalismo sintetico e l’essenza di questo duo, un percorso notturno senza luci e senza direzione, mentre in loop vanno i pezzi più brevi e memorizzabili (VCR, Islands) e rimandano a quel sapore indie pop di cui la band è rappresentante.

Ogni brano di questo album è una perla, e lo stesso album risultò all'epoca un diamante allo stato grezzo che è entrato nella storia dei sound più fighi del nuovo millennio capaci di segnare un’epoca e una direzione artistica per tutti coloro che avrebbero indossato i guanti di velluto e cominciato a suonare un genere spazio-temporale fuori dal mondo, elettrico, esclusivo. Sintetico.

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