Threshold… Ovvero il gruppo Thrash che ha sempre voluto suonare Prog! O è il contrario?!?… Beh… Poco importa.

I nostri sono sempre stati una particolare realtà della musica dura Inglese. Soprannominati (a torto) i Dream Theater britannici, si sono sempre distinti per lavori in cui la qualità delle melodie (sempre ricercate e mai banali), si amalgamava ad un suono di chitarra pesante, tagliente e preciso che poco aveva a che spartire con quanto dettato dai classici standard Progressive tanto di moda negli anni novanta (a cui comunque il gruppo si è sempre accostato).

Detta così sembra semplice… In verità il discorso è un po' più complesso.

Pensate ad una realtà in cui il Prog Metal "furbo" post 90, si spoglia della propria complessità di assimilazione per essere contaminato dall'immediata eleganza del Rock melodico (AOR), e il tutto delimitato con severa violenza, da chitarre saccheggiate al vecchio Thrash made in Bay Area.

Ok… E' un casino, ma più o meno è così che definirei i Threshold: Prog-Thrash-Metal-Rock (citando il punny: "ESTICAZZI"). Bene… C'è da dire che il gruppo d'oltre manica non è mai riuscito a mantenere un'accettabile stabilità interna, e, probabilmente, questo è uno dei motivi per cui i nostri non hanno mai raccolto i consensi e la fama che meritavano (e meritano). Nonostante ciò sono sempre stati in grado di pubblicare lavori di alta fattura (ne è una conferma l'ultimo ottimo Subsurface), mantenendo una costanza qualitativa invidiabile che però non è mai riuscita a garantire un'altrettanto valida varietà evolutiva… La, pur accettabile, ripetitività di soluzioni, risulta infatti l'unico "difetto" imputabile ai Threshold.

Non mi dilungherò sul racconto dettagliato della storia del gruppo (sono già stato troppo logorroico) e cercherò di focalizzare l'attenzione su quello che considero il loro capolavoro, apice di tutta la loro carriera: "Psychedelicatessen". Partorito come secondo album del gruppo, viene pubblicato nel 1994 dalla più talentuosa formazione che i nostri si sono potuti permettere (ma questa è una mia opinione personale) dove l'elemento di spicco consiste nelle eccellenti doti canore e di songwritting di Glynn Morgan (poi nei Mindfeed).

L'album è la quintessenza del credo dei Threshold… Distaccandosi in parte dal Prog acerbo ma preciso dell'esordio, il gruppo rispolvera i vecchi insegnamenti delle proprie radici musicali (significativo che il gruppo sia nato come cover-band dei vari Testament, Exodus e Metallica), unendo agli elaborati stacchi Progressive, un suono e una pesantezza spietata tipica del Thrash "in evoluzione" della seconda metà degli anni 80, il tutto sapientemente miscelato dal gusto melodico e dall'accessibile romanticismo del Rock "adulto" di classe. Ma non si limitano a questo. Con un cantante strepitoso come Morgan e con una formazione senza limiti tecnici, il gruppo si permette divagazioni stilistiche che spaziano dalla psichedelica "pinkfloydiana" dei momenti più rilassati (dove l'uso intelligente delle tastiere stupisce), all'Heavy robusto e "cantabile" di molti fraseggi corali (e, a tratti, sono addirittura riconoscibili punti di contatto con certe matrici elettroniche, ma forse mi drogo troppo… ).

Con tutta questa carne al fuoco sarebbe molto facile perdersi nel caos identificativo o di cadere sulla tanto criticata "freddezza", ma è qui che i Threshold dimostrano d'essere nettamente superiori alla media dei gruppi accostabili. Ogni fraseggio, ogni arrangiamento, ogni passaggio è magnificamente caratterizzato da un coinvolgimento emotivo e da una spiccata personalità che rende il tutto riconoscibilissimo ed estremamente fluente.

Tutte le componenti e tutte le varie soluzioni sono finalizzate e "sacrificate" per la perfetta riuscita dei brani, che rispecchiano il perfetto equilibrio tra la complessa varietà esecutiva e la "semplice" fruibilità melodica… A tratti viene abbandonata la classica impostazione della "forma canzone" per abbracciare strutture tutt'altro che lineari ma sempre estremamente assimilabili per l'ascoltatore. Gli stessi elementi del gruppo preferiscono accantonare i propri egocentrici individualismi per assecondare la voluta emotività dei brani. Sugli scudi, come già detto, l'incredibile prestazione vocale di Morgan che, anche senza esagerare, ci dona un'interpretazione eccellente per sentimento ed inerenza (rimpiango il fatto che questo sia il primo e ultimo lavoro del suddetto vocalist con il suddetto gruppo).

Da questo, solo all'apparenza complicato, intreccio, nascono perle come le martellanti, pesanti e dinamiche "Sunseeker", "Will To Give", "Babylon Rising" e "Devoted", perfetti esempi di Thrash-Prog Metal estremamente potente e vario dove melodia e cattiveria si mescolano in una delle loro più felici unioni. C'è spazio anche per dolci ed emozionanti momenti romantici, come nelle semi-ballads "Under The Sun" e "Innocent" (quest'ultima ripresa anche dai Mindfeed nel 1999), ma anche per parentesi estremamente tese in bilico tra Heavy-Prog e (sarò malato… ) Industrial Metal ("He Is I Am"). Da sottolineare infine la mini-suite "Into The Light" e l'altrettanto lunga "A Tension Of Souls" che ci dimostrano come per creare brani articolati e dalla durata non indifferente, non si debba cadere nel banale ma ricorrente errore di annoiare l'ascoltatore.

9 tracce per 9 centri, 9 interpretazioni che risulteranno un passaggio obbligatorio per lo sviluppo sonoro del gruppo e che condizioneranno pesantemente quanti vorranno esprimersi con un Prog-Metal di classe ma decisamente "duro" (chi ha detto Pain Of Salvation?!?).

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