“The hips of tradition”

Tom Zé sa molte cose...

Sa come si inizia: una ferocia ipnotica in media res...

Conosce l'arte del commiato: un soffio di melodia e poche parole ben spese...

Conosce l'importanza degli interludi: brevi, incisivi, defatiganti...

Sa tuffarsi nell'ancestrale, avvolgerti di dolcezza...

Conosce la malinconia e conosce il sorriso...

“The hips of tradition”

Un disco clamoroso....

….

Mio dio, Tom, hai cinquantasei anni, l'età che i musicisti, se anche hanno esperimentato, si danno una calmata.

Tu poi, finalmente, sei a posto. Niente più ansie, niente più mal di stomaco...

Certo, è vero: sei stato il gran reietto, quello “entrato nella bara prima ancora di essere morto”, ma alla fine la botta di culo è arrivata. Clamorosa. Inaspettata...

David Byrne che aveva ascoltato per caso “Estudando o samba”, beh, ecco, su quel disco ci è impazzito...e non solo su quello, anche “Todos os olhos”, quello del buco di culo in copertina e “Nave Maria”, quello fatto con strumenti inventati da te.

E anche se i filistei hanno provato a fermarlo, “ma insomma signor Byrne, il Brasile è pieno di musicisti meravigliosi, perché proprio Tom Zè, perché proprio quel matto?”, alla fine ha fatto uscire una antologia di quindici brani quindici: “The best of Tom Ze, brazil classics number 4, Luaka Bop”. Un capolavoro che ciao...

E quindi tranquillo Tom, sei il musicista brasiliano del momento. Di più, sei nel pantheon, insieme a Joao, insieme a Vinicius. La storia, come dice il tuo mentore, “è una bella addormentata che a volte si risveglia”

E poi, sempre lui, sempre il tuo mentore, ti ha spedito 20000 dollari per le spese del prossimo disco. Devi solo passare a ritirarli all'ufficio di cambio e poi portarli al banco do Brazil...

Solo che...

Solo che uscire dall'ufficio di cambio a San Paolo vuol dire esser in balia dei rapinatori, o almeno la tua paranoia è quella e, diciamolo, sarà la vita puttana, sarà quel che sarà, un pochino paranoico lo sei...

“E se mi rapinano con questa faccia da povero che mi ritrovo penseranno che i soldi li abbia fatti sparire io”...

E comunque ti capisco, chi è stato bersagliato dalla sfiga, quando le cose vanno bene non può che preoccuparsi.

L'unica cosa quindi è fare l'operazione sotto scorta. Così, mentre ti accingi all'impresa, ci sono Jarbas a una ventina di passi e Lauro all'altro lato della strada. Tua moglie e sua madre sono sedute in un bar davanti all'ufficio di cambio. Entri e dopo un po' esci col malloppo.

Il tragitto fino alla banca l'hai studiato nei minimi particolari. Così, ti metti in cammino, mentre i tuoi quattro pards ti seguono, attenti come gatti...

A un certo punto un tizio si mette a correre e proprio nella tua direzione, Lauro vorrebbe avvertirti, ma non fa in tempo. Senti i suoi passi alle tue spalle e ti manca il respiro. E, mentre praticamente è a mezzo metro da te, pensi: “andrà tutto storto, come sempre”...

“Oh no, meu filho, questa volta ti sbagli”. Il tizio ti oltrepassa e con un braccio fa un gesto all'autobus che sta partendo.

Allora tiri un sospiro di sollievo poi entri in banca e depositi quei dannati soldi.

...

“The best of Tom Ze, brazil classics number 4, è stata una delle mie prime recensioni qui su debaser, ed è un disco che mi fa compagnia da anni. All'epoca (1990) fu una botta assoluta.

Difficile infatti trovare tanta maestria nel muoversi tra armonia e dissonanza, tra avanguardia giocosa e anima popolare...

Ci puoi trovare esempi di poesia concreta, momenti molto capish e concettuali, ma tutto è giocato al ribasso, nel senso che oltre all'intelligenza c'è il sorriso. Non di meno, pare che i luminari della musica contemporanea, pensando a “Toc”, uno strumentale preso da “Estudando o samba”, non riescano a prendere sonno la notte. Uno di loro addirittura dice che “offre un nuovo concetto di tempo che io definisco quadrimensionale”. Sti cazzi...

Poi ci trovi eccelso rumorismo e poliritmie + una manciata di canzoni pop di quelle che ti si appiccicano addosso e non te le scolli più...

E la saggezza/follia di chi conosce le cose essenziali, ad esempio se tu inventi l'amore io invento la solitudine, se tu inventi un'altra vita io invento la rassegnazione. E se non hai capito per illuminarti t'acceco, per spiegarti ti confondo, per confonderti ti spiego e così via...

Insomma, tanta roba...

Talmente tanta,Tom, che anche se il disco che ti appresti a fare fosse robetta rimasticata non sarebbe niente...

Hai cinquantasei anni, puoi rilassarti.....

Ma, sorpresa delle sorprese, “The hips of tradition” è altrettanto bello...

E' che Tom Zè è un selvaggio, Tom Zè è vecchio come il cucco.

Nato nel trentasei, nell' iper poetico villaggio di Irarà, all'arrivo della luce elettrica gli manca il respiro. Niente è più come prima, l'altro mondo, il tempo, lo spazio.

Ma, in “Ogodò”, il gioioso candomblè modernista che apre il disco, canta “la scienza eccitata farà il segno della croce e noi accenderemo i falò per apprezzare la lampadina elettrica”. Passato e futuro, nella musica di Tom Zé, sono da sempre in eterna tensione. Egli è l'avanguardista ritardista, colui che, pur sperimentando cose nuove, non dimentica i racconti ascoltati nel negozio del padre, la musica sanguigna del suo nord est, le processioni, le fiere, i medicine men.

Tom Zè comunque è un sacco di altre cose.

E un essere musicale, uno di quelli che ondeggia nella melodia e si muove disarticolato nel ritmo.

E' un cacciatore di suoni che conosce l'incanto dell'oggetto trovato, la meraviglia della scatola dei rumori.

E' un inventore, un asseblatore di macchine sonore degne del professor Balthazar. A qualcuno cade una mela in testa, a qualcun altro la moglie da una una lucidatrice da riparare.

E' un saggio, una testa d'uovo.

In “The hips of tradition cita: Cervantes, Thomas Mann, Faulkner, Guimaraes Rosa, Virgilio, Arthur Clarke, Haroldo Do Campos, la matematica di Cantor, le tesi linguistiche di Stanislaw Lem, la letteratura per l'infanzia e di sicuro dimentico qualcuno o qualcosa.

Poi dedica il disco a Jackson Do Pandeiro, il musicista nordestino anima popolare del paese...

Ed è proprio l'anima popolare che qui risplende come non mai: accenni d'antico e quasi sacro, ballate che conoscono la strada dei sensi e del cuore.

Cè anche tutto il resto, ovvio: il gusto dell'inaspettato, il passo serpentino, l'intelligenza rabdomantica. Ma tutto ciò come non aspettarselo da uno come lui?

Il fatto è che, come tutti i brasiliani, Tom Zé sa scrivere anche canzoni semplici...

Di quelle che, e qui rubiamo le sue parole, risuonano nell'aria senza porta di casa, legami, nodi...

Lui di suo aggiunge una specie di grazia ruvida, la veracità e la poesia di quel nord est da sempre sua stella polare...

Disco di una bellezza clamorosa...

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