Stevie Winwood è sicuramente una dei personaggi più affascinanti e dotati musicalmente del rock inglese degli anni 60/70.

Dopo aver suonato giovanissimo nello Spencer Davis Group e scritto l'hit "Gimme Some Lovin", nel 1967 decide di formare un nuovo gruppo in cui possa essere leader e possa dare libero sfogo alla sua creatività. Così decide di assoldare tre talentuosi musicisti: Dave Mason che è chitarrista, vocalist e suona anche il sitar, Jim Capaldi, ottimo percussionista e batterista, nonché songwriter, e Chris wood al sax e al flauto.Con questa Formazione diede alle stampe l'esordio "Mr Fantasy" in cui si mescolavano le eterogenee influenze dei membri in uno degli album più originali dell'era psichedelica inglese. Winwood oltre a cantare con una delle voci più "black" del panorama inglese, suona le tastiere, il basso e la chitarra in modo eccellente e ha una forte componente soul, mentre Mason ha una voce più classica e roca e ha influenze psichedeliche e di musica indiana. Questo fa si che la musica dei Traffic sia un incestuoso incrocio di influenze molto diverse tra loro, che porta il gruppo ad essere inclassificabile anche se, erroneamente è stato accostato al progressive, cosa che personalmente ritengo errata. Il secondo disco del gruppo è L'omonimo "Traffic" (1968) forse meno sperimentale di "Mr.Fantasy" ma forte di una scrittura comunque ottima, in cui si alternano i pezzi scritti dai due leader.

Ogni episodio del LP è un qualcosa di unico il che lo rende sempre vario e interessante. I pezzi sicuramente più riusciti di Winwood sono "You know what tomorrow may Bring" con il suo incedere soul e la ritmica trascinante, il tutto arricchito dall'ottimo organo solista di cui Winwood è maestro; c'è poi quel gioiello di "40000 headman", introdotto dalla chitarra acustica arpeggiata e con il flauto di Wood che da un'aria sognante alla canzone che appunto sembra narrare un sogno. E poi la voce del leader è sempre carica di feeling è da un tocco particolare alla composizione. Poi c'è quella "Pearly Queen" in cui Winwood si dimostra anche dotato chitarrista con sfuriate quasi Hendrixiane che dimostrano che i Traffic sanno fare ottimo rock. Dave Mason, dal canto suo, ci delizia con la leggera opener "You can't all join in", accompagnata dal sax di Chris Wood in una filastrocca scanzonata ma mai noiosa o banale. Ma il vero gioiello di Mason è sicuramente "Feelin' allright?" , coverizzata in maniera superba da Joe Coker (ottima versione su "Mad Dogs And English Man") e dai Grand Funk Railroad (Su Grand Funk), forte del suo ritornello che dire trascinante è un eufemismo.

"Don't be sad" è una canzone che nella sua semplicità colpisce e fa tesoro del sempre ottimo Wood ai fiati e ci fa trovare un Mason che cambia registro vocale abilmente, alternando il falsetto alla sua voce a tratti roca e molto blues. E come non citare "Vagabond Virgin" e "Criyng to be heard"; la prima, che alterna parti più "frivole" a parti un po' più riflessive, sottolineate dal piano e dal flauto, e la seconda, con quell'indimenticabile intro di sax, hammond e basso, che poi esplode nel ritornello davvero imperioso, e si trascina con la voce di Dave Mason sofferta e accompagnata dal clavicembalo, un vero capolavoro, in mezzo a tantissimi altri di questo disco ottimo sotto tutti i punti di vista. E poi che dire, la ballata struggente dominata dalle tastiere ma soprattutto dalla voce (che non mi stancherò mai di elogiare di Winwood "No time to live" (di cui segnalo un ottima cover dei Johnny Winter And sull'omonimo album) e il soul frizzante di "Means to an End" concludono un capolavoro di rock, soul, pop e psichedelica, che forse non sarà originale come il debutto "Mr Fantasy" (lo so che l'ho già detto ma meglio ribadire) o omogeneo come "John Barley Must Die" ma rappresenta uno dei tre capolavori di un gruppo irripetibile nella storia del rock come i Traffic.

A voi i giudizi su questo lavoro.

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