Se pensiamo che prima dell’avventura con gli Alter Bridge, la sua voce si poteva sentire soltanto sotto la doccia, un sorriso nasce spontaneo.

Fu il “partner in crime” Myles Kennedy, a convincere Mark Tremonti. Prima qualche piccolo episodio da seconda voce, poi un pezzo intero (Water Rising tratto da “Fortress”), infine lo slancio definitivo con la nascita del “Tremonti Project”. E il resto è storia.

Da quell’ormai lontano 17 luglio 2012, data d’esordio della band con la prima pubblicazione “All I Was”, è passata un sacco di acqua sotto i ponti. Cinque album, uno più interessante dell’altro, tra i quali anche un concept, “The Dying Machine”, che ha portato a quello che la critica ha definito il punto più alto, ovvero “Marching in Time”, nato in piena pandemia e farcito di episodi dalla rilevante potenza compositiva.

Nel mezzo, targato 2022, il progetto parallelo “Tremonti Sings Sinatra” (vedi mia recensione), che ha visto Mark nei panni (e nelle corde) del grande crooner italoamericano. Il tutto a scopo benefico per l’associazione “Take a Chance For Charity”, creata dal chitarrista di origini italiane, in collaborazione con la National Down Syndrome Society, iniziativa ispirata dalla piccola Stella, terza figlia dei coniugi Tremonti.

Mentre gli Alter Bridge sono in pausa e Myles Kennedy è impegnato in tour con il suo progetto solista, il buon Mark ha pensato bene di darsi da fare come sempre, pubblicando la sua sesta fatica: “The End Will Show Us How”.

Dodici tracce che ci ricordano la caratura del progetto, tra soluzioni già conosciute e nuove sperimentazioni.

Il primo terzo della tracklist si muove tutto nell’ambiente midtempo. “The Mother, The Earth and I” apre le danze e risulta essere la più sofisticata del quartetto. “One More Time” e “Nails”, sono i due episodi dove il classico groove dalla band è più evidente, mentre “Just Too Much” avrebbe potuto trovare spazio nella tracklist di qualche pubblicazione degli Alter Bridge.

La titletrack “The End Will Show Us How” esalta le doti vocali di Tremonti, si veste da ballad e fa riflettere, come “Tomorrow We Will Fail”, tenendoci ancora a breve distanza dal vortice di potenza che piano piano pervaderà le tracce successive.

Il fuoco alle polveri viene dato con “I’ll Take My Chances”, dove si porta avanti la riflessione su temi geopolitici. È evidente lo switch dall’hard rock all’heavy metal, con il primo di tanti assoli di chitarra di Tremonti, accompagnato magistralmente dalle sapienti bacchette di Ryan Bennett ed evidenziato dal basso di Tanner Keegan.

“The Bottom” e “Live in Fear” sono intrise della potenza propria dei pezzi più heavy della band. La seconda, nella fattispecie, ricorda soluzioni compositive proprie dei Sevendust, vedi l’utilizzo seppur limitato del sintetizzatore.

Non manca neppure l’episodio emozionale, come d’abitudine, con “Now That I’ve Made It”, che riporta mente e orecchie alla gigantesca “Blackbird”, senza scomodare il paragone tra le due.

Si rallenta e si chiude con il loop catchy di “Now That I’ve Made It”, seguito dalla bella closing “All The Wicked Things”, che ci ricorda ancora una volta quanto sia stata una buona idea ascoltare i consigli di Myles Kennedy. Sui refrain, molto piacevole è l’intreccio di corde tra la prima chitarra e la seconda di Eric Friedman, su un tappeto melodico sincopato, che sfocia su riff più potenti, incanalati in un dovuto assolo sprigionato dal plettro di Tremonti.

“The End Will Show Us How” è un lavoro molto ben fatto, che acquisisce maggiore valore dopo qualche ascolto. Non aggiunge nulla di particolarmente innovativo a quanto di molto buono è già stato fatto finora, ma consolida certezze che con il passare del tempo non sempre sono scontate. Ci sono comunque sperimentazioni con sonorità synth e nuove soluzioni sugli assoli, che danno a buona parte delle tracce un carattere esclusivo, che esula dal passato.

Un altro tassello si aggiunge al prezioso mosaico di uno tra i migliori chitarristi e autori degli ultimi vent’anni, militante in ben tre progetti differenti e con nessuna voglia di rimanere con le mani in mano.

I Tremonti saranno in Italia per un’unica data ai Magazzini Generali di Milano, lunedì 27 gennaio. Un’altra buona notizia per i seguaci della band, che potranno ascoltare il nuovo lavoro e una valida selezione di pezzi dal vivo.

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