Nutro una insana passione per i dischi recuperati sul finire dell'anno. Ogni anno mi capita di innamorarmi di un disco appena prima di stilare una ideale classifica dei migliori dell'annata trascorsa, e anche il 2017 non è stato differente dagli anni precedenti.

Figli di un nuovo millennio in cui, tramite la rete, la musica può diffondersi ovunque, i quattro polacchi Trupa Trupa ben rappresentano la possibilità di produrre e concepire musica di chiara ascendenza anglosassone, qualitativamente eccelsa, anche fuori dai confini dell'impero. Quello che li rende particolari, è il loro saper miscelare suggestioni molto diverse all'interno dello stesso brano, senza che l'ascolto risulti schizofrenico o un mero sfoggio di abilità musicale. A voler definire la loro musica verrebbe da tirare in ballo il cappello omnicomprensivo della psichedelia, ma servirebbe solo a delimitarne l'approccio aperto e senza schemi, il resto è farina del loro sacco. Un sacco pieno di cose strane, tipo post rock scarnificato e salmodiante, che vira doom (“Against Breaking Heart of a Breaking Heart Beauty”), o Thurston Moore che accompagna danze cupe, finendo per assomigliare ai Blonde Redhead (“Mist”), o infine canzoni noise con inaspettate e bellissime aperture melodiche (“Falling”). Il passo è tendenzialmente lento, meditabondo e ipnotico, ora più sbilanciato sullo psichedelico (“Leave It All”, “Never Forget” e “None Of Us”) ora sulla nenia inebetente (“Love Supreme” e la più movementata “Only Good Weather”); infilando pure un brano a metà fra Barret elettrificato e lo shoegaze ("Coffin"), e una titletrack che parte Sonic Youth e finisce Godspeed You! Black Emperor.

Se una critica la si vuole muovere ai Trupa Trupa, è il portare poco o nulla del sentire musicale autoctono nella loro musica: dal solo ascolto del disco nessuno indovinerebbe la provenienza fuori dall'asse USA/UK.

Ad ogni modo bel disco e gruppo da tenere d'occhio.

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